Mobilità

Cosa manca al piano di Sala per la sicurezza stradale?

Cosa manca al piano di Sala per la sicurezza stradale?

Mercoledì scorso il sindaco di Milano Beppe Sala ha presentato a Palazzo Marino i risultati dei 6 mesi di lavoro della task force convocata per far fronte all’emergenza sicurezza stradale che nel 2023 ha collezionato 14 pedoni e 5 ciclisti morti nel capoluogo lombardo.

In sintesi, il nuovo piano prevede una serie di azioni per ridurre la pericolosità delle strade, ovvero:

  • ZTL nel Quadrilatero della Moda;
  • 100 nuove strade a 30 km/h davanti ad altrettante scuole utilizzando i cuscini berlinesi;
  • riprogettazione degli incroci dotando tutti i lati di strisce pedonali;
  • nuove aree pedonali (denominate “Piazze Olimpiche”);
  • una campagna di comunicazione “Milano Futura Ora” per esortare i cittadini milanesi ad avere un comportamento più civile in strada.

Bene, applausi.

Da attenti osservatori di quanto avviene in giro per il mondo sul tema della sicurezza di chi va a piedi e in bicicletta, però, ci sentiamo in dovere di chiederci: “Non è che manca qualcosa?”.

Perché a ben vedere ci sono almeno tre cose che mancano all’appello per rendere il piano efficace e credibile.

1. La copertura finanziaria

I piani sono bellissimi, ma se non ci metti i soldi sopra questi restano solamente parole su un documento e sui giornali che poi non troveranno mai attuazione. Il Comune di Milano ha un Piano Triennale delle Opere Pubbliche che è il documento che dice cosa sarà fatto, quando e con quali soldi. Tutto quanto non è previsto in quel Piano non esiste.

2. Il completamento della rete ciclabile

Andare in bicicletta a Milano è bello, ma in molte occasioni c’è da farsi il segno della croce perché mancano itinerari sicuri. Nella conferenza stampa si è parlato di ciclabili, ma senza un calendario, senza il minimo riferimento al completamento della rete ciclabile per concretizzare CAMBIO, il biciplan di città metropolitana. 3 anni passano in fretta e resta ancora molto da fare.

3. La lotta alla sosta selvaggia

Milano è la città in cui la sosta selvaggia è tollerata abbondantemente. Non esiste marciapiede o ciclabile che ne sia immune. E il motivo è che gli addetti al controllo della sosta o non ci sono, o hanno altro da fare, oppure semplicemente chiudono un occhio per solidarietà.

Basti considerare che in una serata normalissima lo scorso mese di gennaio, il comitato cittadino “Sai che Puoi?” ha contato 3.783 auto in divieto di sosta solamente in due quartieri. Se fossero state multate tutte il comune avrebbe potuto contare su un introito di oltre un milione di euro. E se i marciapiedi e le ciclabili sono occupate dalle auto, allora pedoni e ciclisti devono andare altrove e ciao sicurezza.

Però insomma, non è che possiamo sempre lamentarci, no?

O forse sì?

P.S.

La stampa non ne ha parlato, ma il sindaco Sala nel suo intervento ha ringraziato chiunque tranne l’assessora alla mobilità, Arianna Censi. Vuoi vedere che è la volta buona?

ebook

Ebook Mobilità Ciclistica
Scopri

Commenti

  1. Avatar Maurizio Lombardo ha detto:

    POVERETTI, TU E E IL TUO SINDACO AVETE CREATO UNA RETE DI PERCORSI MORTALI CHE CHIAMATE CICLABILI, FORSE DOVRESTE PRIMA IMPARARE AD ANDARE IN BICICLETTA E TOGLIERE LE ROTELLE.
    FORSE COSI CAPIRETE COSA SIGNIFICA MUOVERSI SU 2 RUOTE IN UNA CITTA COME MILANO.
    COMUNQUE IL BUSSINES DELLA CEMENTIFICAZIONE E DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE MESSE IN CAMPO DA VOI PER DISSUADERE I CICLISTI AD ANDARE IN BICI A MILANO STA FUNZIONANDO.
    PREFERISCO ANDARE SULLE ROTAIE SONO MENO PERICOLOSE.

    MAURIZIO CICLISTA 365, 366 NEI BISESTILI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *