La terza settimana del Giro tradizionalmente fa rima con “grandi salite”. Ovvero è il tempo delle montagne alpine che han dato vita nella storia della corsa rosa a tappe e duelli epici che spesso hanno deciso vincitori e sconfitti.
Il Giro d’Italia 2024 corre veloce verso l’arrivo finale di Roma con lo sloveno Pogačar saldamente primo in classifica, come da pronostico. Le grandi montagne potranno ribaltare la classifica o coloreranno ancor più di rosa la maglia del campione sloveno? Tutto lascia presagire la seconda ipotesi, ma la storia insegna che prima di tutto le vette vanno scalate. Tutto può succedere finché la bicicletta non ha superato la linea di arrivo.
Andiamo a vedere quali tappe e quali salite mitiche affronterà quest’anno il giro nell’ultima settimana, cercando di dare agli amanti della bici e delle scalate qualche idea per ripercorrere le orme dei corridori.
Le grandi salite della Valtellina
Domenica scorsa il tappone Manerba del Garda – Livigno (222 km con 5.500 di dislivello, tappa più lunga e con più dislivello del Giro) ha dato il via alla settimana delle grandi salite alpine.
Primo strappo impegnativo e poco conosciuto: colle San Zeno, tra la Val Trompia e il Lago d’Iseo, che consigliamo di andare a provare sia per il contesto naturale che per il pochissimo traffico, magari abbinandola al vicino Plan di Montecampione in onore della vittoria di Pantani del ’98.
Mortirolo
Dopo la salita, il gruppo ha risalito la Val Camonica fino all’imbocco del Mortirolo (versante di Monno). Quante pagine di inchiostro son state scritte su questa salita. Ha fatto la sua comparsa al Giro solo nel 1990 (anno di Bugno in maglia rosa dalla prima all’ultima giornata), ma è stato nel 1994 che il suo nome è diventato un vero e proprio mito tra gli amanti delle due ruote, dopo che Pantani salendo dal durissimo versante di Mazzo (il più epico dei suoi 6 versanti) ha mandato alla deriva i suoi avversari rivelando a tutto il mondo la sua classe e forza in salita.
Gavia
Un anello impegnativo ma imperdibile per i “salitomani” è quello che abbina il Mortirolo al Gavia, altra montagna storica del Giro. La leggenda del Gavia inizia l’8 giugno del 1960 quando fu il grande Imerio Massignan a transitare per primo in vetta e si consacra definitivamente con il Giro del 1988 nell’indimenticabile tappa sotto la bufera di neve che portò l’americano Hampsten alla maglia rosa.
Il tappone di quest’anno si è concluso ai 2.385 metri del Mottolino (arrivo in quota più alto di questa edizione del Giro), il comprensorio sciistico sopra Livigno, con gli ultimi due chilometri molto duri con strappi al 18%, dove un Pogačar regale ha risalito la stretta pista da sci asfaltata demolendo tutti i rivali. Avrà festeggiato con pizzoccheri e polenta taragna?
Le salite del Giro tra Livigno e Santa Cristina
[Aggiornamento 21/05/2024: causa condizioni meteo avverse la partenza della sedicesima tappa è stata spostata da Livigno a Lasa/Laas, qui il comunicato ufficiale del Giro d’Italia]
Dopo il giorno di riposo di lunedì, la corsa rosa riparte sempre in Valtellina con la seconda tappa alpina, la Livigno – Santa Cristina Val Gardena (206 km con 4.350 metri di dislivello) che prevede nella prima parte del percorso la scalata di un’altra montagna mitica, sua maestà lo Stelvio. Con i suoi 2.758 metri sul livello del mare lo Stelvio è il passo asfaltato più alto d’Italia e la sua scalata rappresenta una sorta di laurea per ogni amante della bicicletta.
Il Giro lo affronta dal versante di Bormio ma causa neve e rischio di slavine, ai meno 3 km dalla cima svalica all’Umbrail pass (2.498 metri, cima Coppi del Giro) per poi scendere dal versante svizzero. Il triplo Stelvio (Bormio, Prato allo Stelvio, Santa Maria) rappresenta per gli amatori un traguardo molto ambito, in grado di regalare una giornata indimenticabile e una grande impresa in uno scenario paesaggistico e naturale di grande fascino.
Nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, da non perdere l’appuntamento con Enjoy Stelvio Valtellina, manifestazione non competitiva (e senza obbligo di registrazione) aperta a tutti e che prevede un calendario di chiusure al traffico motorizzato delle più note salite della provincia di Sondrio. L’iniziativa, promossa in origine da Ersaf – Parco Nazionale dello Stelvio, ha visto crescere negli anni l’interesse e la partecipazione da parte degli appassionati (nel 2023 sono state oltre 23.000 le presenze), tanto da far aumentare gradualmente il numero di salite chiuse al traffico. A fianco delle grandi salite come Stelvio, Gavia, Mortirolo e Cancano, si sono aggiunte negli anni il Passo Spluga, il Passo San Marco, la salita di Campo Moro in Valmalenco e il Passo Forcola di Livigno.
Le salite del Giro: le Dolomiti
Con l’arrivo di tappa di martedì in Val Gardena si apre la due giorni dolomitica. Il corto ma secco Passo Pinei dall’altopiano dello Sciliar precede il traguardo ai 1.625 metri di Monte Pana sotto il maestoso massiccio del Sassolungo. Ascesa dolce fino al paese di Santa Cristina, poi agli ultimi 2 chilometri inizia lo strappo finale con pendenza media attorno al 12% (punte del 16%).
Siamo nel cuore delle Dolomiti. Val Gardena, Val Badia e Val di Fassa, impossibile non pensare al mitico “Sella Ronda” o “Giro dei 4 passi” (Sella, Pordoi, Campolongo, Gardena) stupendo anello in alta quota che ogni anno richiama migliaia di ciclisti da tutto il mondo a pedalare su queste vette.
Imperdibile per gli appassionati delle due ruote è la giornata ciclistica non competitiva denominata Sellaronda bike day in cui tutti i passi dolomitici attorno al massiccio del Sella sono riservati esclusivamente ai ciclisti che possono così cimentarsi nella conquista dei quattro passi in assenza di automobili, rumore e gas di scarico.
Il Passo Brocon
Mercoledì il secondo tappone dolomitico porterà il gruppo da Selva di val Gardena a Passo Brocon, con la doppia scalata del passo e con il terzo arrivo in salita consecutivo. Tappa di montagna più breve (km 159) delle due precedenti ma ancora con un dislivello superiore ai 4.000 metri. Dopo il Passo Sella in partenza, il gruppo scenderà la Val di Fassa per arrivare a Predazzo ed iniziare la lunga ma non impegnativa ascesa di Passo Rolle con scollinamento al cospetto del magnifico Cimon della Pala. A chi ha gamba consigliamo lo stupendo anello attorno alle Pale di San Martino, tra le province di Trento e Belluno, che consente di conquistare in poco più di cento chilometri quatto passi dolomitici: Forcella Aurine, Passo Cereda, Passo Rolle e Passo Valles (over 2.000 metri).
In zona passo Brocon non bisogna lasciarsi scappare la possibilità di scalare un’altra mitica salita, teatro di diverse tappe nella storia del Giro, il passo Manghen. Con i suoi 2.047 metri collega la Valsugana alla Val di Fiemme e dal versante sud (Telve) rappresenta una delle salite più impegnative, sia per lunghezza che per dislivello e pendenze, dell’area meridionale delle Dolomiti. Una volta scollinati è d’obbligo godersi l’impresa al rifugio in riva al laghetto con una birretta e un panino allo speck.
Nelle Dolomiti non mancano altre salite e panorami, forse meno conosciuti, che danno grande soddisfazione dal punto di vista paesaggistico e sportivo. Uno di questi luoghi è il Monte Rite, non lontano da Sappada.
Sappada e le Alpi Carniche
Venerdì terzultima tappa del Giro con appunto arrivo ai 1.240 metri di Sappada, nelle Dolomiti orientali sul confine tra Cadore (Veneto) e Carnia (Friuli Venezia Giulia). Tappa di montagna di media difficoltà (157 km con 2.850 metri di dislivello), anche se dopo tre settimane le energie rimaste saranno poche.
Prima di scollinare a Cima Sappada, a pochi chilometri dalla linea d’arrivo, i corridori affronteranno passo Duron e forcella Valcalda, due asperità non troppo dure. Siamo nel cuore delle Alpi Carniche, vero scrigno di sorprese. Vallate silenziose, borghi sparsi, paesaggi e natura risparmiati dal grande traffico e dal turismo di massa.
Un piccolo angolo di paradiso per chi ama pedalare e mettersi alla prova con salite estreme. Qualche nome? Zoncolan (il Kaiser) e Monte Crostis (panoramiche delle Vette da togliere il fiato) su tutte. Se queste due salite han già ricevuto visita dal Giro d’Italia ce n’è un’altra che non è stata ancora inserita nella corsa rosa ma che sulla bocca degli appassionati si dice ancor più estrema dello Zoncolan. Siamo sempre in zona, si parte da Ovaro per arrivare al passo della Forcella, ma tutti la conoscono come Stentaria, pendenze off limits e ultimo tratto di salita in cemento anziché in asfalto. Varrà la pena di testarla prima dei pro?
Alternative alle grandi salite
Se si vuole optare per qualcosa di più tranquillo si può risalire la limitrofa Val Pesarina dal fondovalle fino a Sella di Razzo per poi ridiscendere dal Lago di Sauris, giro ad anello che unisce due vallate stupende.
Un’altra chicca nascosta da non farsi scappare, per chi si trova sul tracciato della tappa, è quella di salire in sella alla propria bici al Rifugio Sorgenti del Piave. Una sottile striscia di asfalto parte proprio da cima Sappada e termina davanti al rifugio, sotto le pendici del Monte Peralba, dove dà il primo respiro il Piave.
L’arrivo di Sappada riporta alla mente il famoso episodio del Giro d’Italia del 1987. In quell’occasione Stephen Roche, in maglia Carrera, attaccò il proprio compagno e capitano Visentini in maglia rosa. Il tradimento dell’irlandese si consuma nella Lido di Jesolo – Sappada quando, andando contro le direttive del Team, va all’attacco per ben due volte, finché all’inizio della salita verso Cima Sappada, Visentini va in crisi di fame e sprofonda accusando all’arrivo un ritardo di quasi sei minuti e perdendo maglia e giro a favore del compagno. Son passati quasi quarant’anni ma Visentini non ne ha mai più voluto sapere di sentire o vedere Roche.
Una salita mitica: il Monte Grappa
L’ultima tappa di montagna prima della passerella finale di Roma avrà come protagonista un’altra salita davvero mitica: il Monte Grappa.
Il Grappa, montagna sacra alla Patria, simbolo dell’eroismo italiano durante la Grande Guerra e di resistenza partigiana durante il secondo conflitto mondiale, ospita il sacrario militare sulla sua cima, poco oltre il Rifugio Bassano dove culmina la strada asfaltata.
La ventesima e penultima tappa del Giro prevede addirittura la doppia scalata del Grappa (prima della planata finale sul traguardo di Bassano) entrambe dal terribile versante di Semonzo (lunghezza di 18,1 km con pendenza media del 8,1% e parecchi strappi al 13-14%). Saranno ben 4.200 i metri di dislivello da affrontare, per un finale davvero molto impegnativo dove serviranno ancora testa lucida e gambe forti.
Ma per chi desidera provare la salita e visitare i luoghi ricchi di storia di questa località, il Grappa può essere scalato addirittura da 10 versanti. Proprio per questa sua peculiarità e questa sua posizione a cavallo tra la pianura e la catena alpina presenta uno scenario veramente unico, a tal punto che è stato istituito il Brevetto del Grappa, challenge non competitiva che sta acquisendo negli ultimi anni sempre più successo e adesioni.
Nei dintorni del Monte Grappa
Non lontano dalla zona del Grappa è sicuramente da non perdere la salita del Passo San Boldo. Anche noto come Strada dei 100 giorni, un vero e proprio gioiello di ingegneria civile con i tornanti in gallerie scavate nella roccia viva. Il colpo d’occhio è da lasciare a bocca aperta per una delle strade più belle di tutto il Veneto.
Partendo da Tovena la salita è lunga 6,7 chilometri e presenta 18 tornanti, per un totale di 467 metri di dislivello. La sua pendenza media, costante e regolare, si attesta intorno al 7%. In cima si apre un bellissimo panorama sulle Dolomiti Bellunesi e si può scendere sul versante nord fino al paese di Trichiana. Da qui non c’è che l’imbarazzo della scelta per proseguire il proprio giro. Ci si può dirigere verso Belluno e magari cimentarsi nella scalata del Nevegal. Oppure puntare verso nord verso Feltre e scalare il Croce d’Aune o la bella Cima Campo da Arsiè. Altre opzioni sono Valmorel o rientrare da Praderadego.
Anche questa edizione del Giro ci ha riproposto salite e vette mitiche che ne hanno caratterizzato la storia e ne hanno aumentato l’epopea e il mito. In alcuni casi ci ha fatto anche scoprire arrivi e salite inedite che han fatto la loro prima apparizione nella corsa rosa.
Se per i corridori è sempre una lotta contro il tempo e una battaglia per mettere la propria ruota davanti a quella degli avversari, per noi appassionati è invece un’occasione e uno stimolo per partire in sella alla nostra bicicletta per andare a scoprire e scalare montagne stupende.
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