Mobilità

Come continuare a fare le corsie ciclabili con il nuovo Codice della Strada

Come continuare a fare le corsie ciclabili con il nuovo Codice della Strada

La recente approvazione della Riforma del Codice della Strada contiene alcune novità per le infrastrutture di mobilità ciclistica in Italia. Se da un lato mira a semplificare le normative trasferendo dettagli tecnici in regolamenti secondari, dall’altro emerge chiaramente l’intento di limitare l’applicazione di realizzazioni come ad esempio le corsie ciclabili, introdotte dal DL 76/2020 per favorire l’uso della bicicletta.

Questa direzione ha suscitato preoccupazioni tra tecnici, ambientalisti, associazioni e famiglie delle vittime della strada, che temono un passo indietro su sicurezza stradale e mobilità sostenibile. Proprio a questo proposito il documento redatto a cura di Andrea Colombo – esperto legale in materia di mobilità sostenibile e sicurezza stradale – e di Alfredo Drufuca – ingegnere, direttore tecnico di Polinomia srl – propone soluzioni pratiche e legali che possano aiutare le amministrazioni a tutelare le realizzazioni ciclabili già fatte in base al DL 76/2020 e a continuare a sviluppare infrastrutture ciclabili, evitando che le nuove norme accentuino la regressione sui temi della ciclabilità.

Ecco qui di seguito una lista di domande e risposte, stilate in base ai contenuti del documento tecnico, che spiegano in modo semplice le principali novità introdotte e che cosa cambia in merito ai progetti ciclabili già realizzati, a quelli in corso o già approvati e, infine, ai nuovi interventi.

Cosa prevede la riforma per i progetti già realizzati?

Gli interventi ciclabili esistenti non subiranno modifiche o rimozioni. La legge italiana opera per il futuro, garantendo che i progetti approvati e realizzati in conformità alle normative precedenti mantengano piena validità. Eventuali interventi di manutenzione non richiedono aggiornamenti alle nuove disposizioni.

Impatto: le amministrazioni possono continuare a gestire le infrastrutture esistenti senza incorrere in violazioni normative.

Progetti in corso o già approvati: continuità garantita

Anche i progetti approvati o appaltati prima dell’entrata in vigore della riforma non necessitano di adeguamenti. Questo principio tutela la certezza amministrativa e contrattuale, evitando ritardi o costi aggiuntivi per gli enti locali.

Nota: è fondamentale che almeno il progetto preliminare sia stato formalizzato prima della nuova normativa.

Nuovi interventi: quali regole applicare?

Per i nuovi progetti, la riforma introduce alcuni cambiamenti diretti e altri rimandati all’emanazione di regolamenti specifici. Nel frattempo, si continua ad applicare il Piano Generale della Mobilità Ciclistica (PGMC), che offre linee guida tecniche.

Esempi di modifiche operative

  • Corsie ciclabili: obbligo di preferire le piste ciclabili, ove possibile.
  • Case avanzate: ora chiamate “zone di attestamento ciclabile”, possono essere progettate solo su strade con una corsia per senso di marcia.
  • Strade urbane ciclabili: rimangono caratterizzate dalla priorità per le biciclette e da un limite massimo di velocità di 30 km/h.

Corsie “bus+bici”: cosa cambia?

La riforma elimina formalmente la possibilità di condividere le corsie dei mezzi pubblici con le biciclette, ma mantiene aperta la possibilità di creare corsie riservate a più categorie di veicoli, incluse le biciclette, attraverso altre normative.

Conclusione

Nonostante le modifiche introdotte dalla Riforma del Codice della Strada e le limitazioni che ne derivano, i tecnici e le amministrazioni locali hanno ancora strumenti validi per agire. In attesa dei regolamenti attuativi, che saranno decisivi per delineare il quadro definitivo, è possibile utilizzare il documento prodotto da Colombo e Drufuca come un utile vademecum.

Il documento completo è scaricabile cliccando qui

Questo testo, frutto di un’approfondita analisi tecnico-legale, chiarisce il perimetro normativo entro cui è possibile operare già oggi per progettare e realizzare interventi ciclabili. Grazie a indicazioni pratiche e riferimenti normativi solidi, il documento rappresenta una guida preziosa per i tecnici e le amministrazioni locali, per continuare a promuovere la mobilità ciclistica senza interrompere le azioni intraprese finora.

[Fonte]

Commenti

  1. Maurizio Piccinni ha detto:

    Quindi dovrò scegliere se rischiare la vita, anzi suicidarmi, percorrendo tutti i santi giorni a Milano la via Novara che per chi non la conosce ha due corsie larghissime più una per gli autobus/taxi.
    Spesso le auto si sverniciano a vicenda facendomi dei peli da paura e io da ciclista quando l faccio in macchina a 50 kmh ricevo strombazzare.
    Temo che collezionerò multe…

  2. Alessandro ha detto:

    Ottimo. Ora sono più tranquillo. Avevo paura,come molti altri penso,che le nuove normative del “Genialoide” potessero dare una mazzata verso la Preistoria in materia di ciclabilità.
    Fortunatamente da quanto appreso nell’articolo ciò non dovrebbe avvenire.
    Ciao a tutti e grazie per tutto ciò che fate

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