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Le donne e la bicicletta: la lunga strada verso la libertà

Le donne e la bicicletta: la lunga strada verso la libertà

In un mondo dove la mobilità può fare la differenza tra opportunità colte e traguardi mancati, la bicicletta emerge come un simbolo di autonomia, sicurezza e libertà. Per molte donne, pedalare non è solo uno sport o un mezzo di trasporto, ma una chiave per aprire le porte dell’istruzione, del lavoro, e della salute, superando barriere geografiche, sociali e culturali.

Promuovere la cultura della bicicletta e investire in infrastrutture ciclabili significa offrire a ogni donna la possibilità di muoversi in sicurezza, di ampliare il proprio raggio d’azione, e di vivere uno spazio urbano o rurale libero da paure. Una bicicletta, semplice e quotidiana per molti, può trasformarsi in uno strumento potente per l’emancipazione femminile.

Nella Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, vogliamo parlare di quello che le donne fanno. Della loro libertà di essere ciò che vogliono.

Per questo dedichiamo il nostro sguardo a chi ha fatto della bicicletta un’alleata di vita. Alle donne che, attraverso viaggi in bicicletta, progetti innovativi o il lavoro nell’industria ciclistica, dimostrano come due ruote possano cambiare il mondo. Un viaggio, quello di oggi, che celebra il coraggio, la determinazione e la libertà conquistata con ogni pedalata.

Io viaggio da sola

Le abbiamo conosciute anche qui su Bikeitalia le donne che si sono messe in viaggio da sole. Le abbiamo anche incontrate alla Fiera del Cicloturismo le donne come Ilenia Zaccaro che percorrendo 4700 chilometri tra Bolivia, Argentina e Cile, ha affrontato non solo l’immensità delle distanze, ma anche i pregiudizi legati al viaggio in solitaria di una donna. Un’esperienza che ha contribuito a superare barriere e aprire la strada a nuove prospettive, mostrando un universo di opportunità e incontri autentici.

Ilenia Zaccaro Io viaggio da sola
Ilenia Zaccaro

O come Caterina Zanirato, con il suo viaggio in solitaria in Giappone, che ha messo ben in chiaro che ogni viaggio richiede attenzione e studio della cultura, delle usanze. Bisogna conoscere i modi di approcciarsi anche e soprattutto con le donne delle popolazioni locali e imparare a calibrare il proprio comportamento. 

E che dire di Veronica Rizzoli che ha percorso la Via della Seta? Per lei, la bicicletta è un mezzo straordinariamente potente, capace di trasformarsi in qualcosa di davvero indomabile quando accompagnata da gentilezza, curiosità e un sorriso sincero. Tuttavia, essere una donna in viaggio da sola può portare a fraintendimenti: alcune persone interpretano questa scelta come una ricerca di compagnia o, peggio, come un segnale di disponibilità. Questa percezione errata può trasformarsi in esperienza spaventose. Per noi, questo non deve succedere più.

Veronica Rizzoli e Nala in bici per il progetto Bike Without Border
Veronica Rizzoli e Nala in bici per il progetto Bike Without Border

Abbiamo affidato poi a Ilaria Fiorillo, viaggiatrice esperta, il compito di spiegarci perché non ha paura a viaggiare da sola e soprattutto di raccontarci perché non dobbiamo smettere di viaggiare in solitaria, se è quello che vogliamo fare, perché le strade sicure le fanno le donne che le attraversano.

Donne e ciclismo

Tempo fa, per assicurarci che leggeste della vittoria di Elisa Longo Borghini al Giro d’Italia, vi abbiamo fatto abboccare con la parola magica dei titoli di di quest’anno: “Pogačar”. Un test, la dimostrazione che ancora si fa fatica a parlare di sport al femminile, di ciclismo al femminile. Ho dovuto utilizzare il campione sloveno per raccontarvi di una superba atleta italiana.

Elisa Longo Borghini al Giro d'Italia Women
Elisa Longo Borghini

E il trattamento salariale delle cicliste è un altro tema su cui vogliamo mantenere l’attenzione alta. Il gender pay gap nel ciclismo professionistico è una delle disuguaglianze più evidenti nello sport, con le cicliste che guadagnano significativamente meno dei loro colleghi uomini sia nei contratti annuali che nei premi delle competizioni più prestigiose, come il Tour de France. Nonostante i progressi verso la parità di genere e la crescente popolarità del ciclismo femminile, le differenze salariali possono arrivare fino a dieci volte meno, evidenziando problemi legati all’attenzione mediatica, alle sponsorizzazioni e alle infrastrutture dedicate. Questa disparità riflette un problema sistemico che supera i confini dello sport, e che coinvolge molti settori economici.

Eppure di atlete meravigliose, vincenti e cicliste che compiono epiche imprese ce ne sono tantissime. Non mancano le storie, manca chi le racconta. Perciò tenete a mente non solo la nostra incredibile Paola Gianotti, ma anche le sue eredi, come Lael Wilcox, che ha stabilito il record mondiale femminile per il giro del mondo in bicicletta più veloce: 108 giorni, 12 ore and 12 minuti. O l’indiana Vedangi Kulkarni che sta tentando di percorrere lo stesso giro, ma due volte di fila.

Donne e business

Nel 2021, in risposta alla ricorrente domanda su “dove sono le donne” nel settore della bici e della ciclabilità, l’European Cyclists’ Federation (ECF) e la Cycling Industry Europe (CIE) hanno lanciato l’iniziativa Women in Cycling.

A livello europeo, il progetto vuole comprendere quante donne lavorano nell’industria, in quali ruoli e come aumentarne la visibilità. Negli ultimi anni, Women in Cycling si è presentata in eventi e fiere di settore, affrontando temi legati alla diversità di genere e costruendo reti professionali. Dopo Germania, Svizzera e Francia, il 2024 vedrà il lancio ufficiale dell’iniziativa in Italia, grazie a un gruppo di donne attive nel settore. Pinar Pinzuti, ambassador di Women in Cycling, sottolinea: “Vogliamo seguire l’esempio internazionale, iniziando dal conoscerci, creare rete, analizzare le sfide e trovare soluzioni per rendere l’industria più inclusiva, diversificata e rispettosa. Il futuro della bici deve essere costruito con e per le donne.

Tutti i giorni contro la violenza sulle donne. Il sostegno del mondo che pedala

Il 25 novembre è stato scelto come Giornata contro la violenza sulle donne in memoria delle sorelle Mirabal – Patria, Maria Teresa e Minerva – attiviste dominicane soprannominate “mariposas” (farfalle), uccise nel 1960 dai sicari del dittatore Rafael Trujillo per il loro impegno politico contro la dittatura. La loro morte suscitò indignazione internazionale, contribuendo alla caduta del regime pochi mesi dopo.

Le donne fanno tremare i regimi, tutti i giorni. E tutti i giorni dobbiamo sostenerle, liberarle, emanciparle, renderle autonome e indipendenti. Anche con una bici.

Milano-fancy-women-bike-ride credit gegi

Libertà, democrazia, parità di genere sono traguardi che possiamo raggiungere più velocemente insieme, anche pedalando. Per questo si contano molte bike ride che durante tutto l’anno portano alla ribalta i temi dell’empowerment femminile. Un esempio è l’attivismo delle Cicliste per Caso, che contribuisce ad accrescere la consapevolezza e sfida a rompere i pregiudizi e le convenzioni sociali.

E come dimenticare la potenza di quello che per noi è un brillante modello di solidarietà tra le donne in bici di tutto il mondo: la Fancy Women Bike Ride, un movimento nato nel 2013 a Izmir, in Turchia, che si è trasformato in una celebrazione della libertà, solidarietà e inclusività.

Leggi le storie delle Donne in Bici

Commenti

  1. Alessandro Mietner ha detto:

    Sulla relazione tra emancipazione femminile e bicicletta abbiamo troppo poca consapevolezza.
    Insieme ai corsi di italiano per stranieri, bisognerebbe pensare anche alla bikeability, particolarmente rivolti alla popolazione immigrata femminile.
    La popolazione immigrata femminile sarebbe molto meno problematica da integrare, dal punto di vista culturale e sociale, e potrebbe fare da traino all’integrazione di quella maschile. Ma si scontra con una serie di limitazioni, prevalentemente di origine culturale, nell’uscire e spostarsi autonomamente.

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