Viaggiare

Libertà è esplorare il mondo in bici, con un cane e senza sprechi

Libertà è esplorare il mondo in bici, con un cane e senza sprechi

Una viaggiatrice instancabile viaggia per mesi e esplora il mondo con una bici, un carrellino, la sua Briciola e i bagagli essenziali. Storia di Xhuljeta Cuka, fuggita dall’Albania a 22 anni per essere libera.

«Cos’è la mia bici per me? Una parte del mio corpo. Non un pezzo di metallo. È una compagna di viaggio. Indispensabile, come ogni cosa che porto con me. Ho speso solo 150 euro per comprarla, di seconda mano. Non voglio vivere nella paura che me la rubino. Arrivo in un posto e mentre lo visito non la chiudo mai. C’è Briciola, sul suo carrello, che fa la guardia. La bici non passa inosservata: stracarica, con peluche sopra… Chi la prenderebbe?».

Xhuljeta (Giulietta) Cuka racconta della sua passione: viaggiare. Espressione di libertà, di quella inquietudine buona che ti muove le gambe incessantemente e ti spinge in giro per il mondo. Per conoscere posti nuovi, pedalando lentamente. Cogliere ogni sera un tramonto là dove non l’hai mai visto prima. E assaporare ogni mattina un caffè mentre guardi il sole sorgere su un paesaggio tutto da scoprire, in tutta a sua bellezza o particolarità.

Xhuljeta ha scritto a Bikeitalia perché lei, un po’ lupa solitaria e un po’ orsa, in fondo ha voglia di comunicare il suo stile di vita errante. Un sogno per qualcuno, una scelta radicale e impossibile per tanti altri. Ha 57 anni, ora. La sua casa è un camper, si guadagna da vivere con impieghi stagionali nel turismo. Compagnia stabile, il suo cane. Per tanti anni, l’impavido Chiappi, ora la timida Briciola, che la segue in tutti i suoi viaggi in bici e a piedi.

Sulla due ruote, Xhuljeta percorre migliaia di chilometri ogni anno, in itinerari che coprono diverse Nazioni, con tappe quotidiane più o meno lunghe, dormendo in tenda e mangiando quello che lei si prepara con il suo fornellino da campeggio. Parte dall’Italia e all’Italia torna: ora è il suo Paese. Ma non è nata qui.

Fuga dall’Albania

«Sono albanese di origine, cittadina italiana. Vivo in Italia da più di trent’anni, da quando sono scappata dall’Albania. Avevo 21 anni. Il mio paese era sotto il regime comunista, non c’era libertà di parola. Lavoravo in una tipografia e stampavo volantini di protesta, di nascosto. La polizia ci ha preso, mentre ci spostavamo in autostop per distribuirli. Ho passato più di sei mesi in cella, fino al processo e alla condanna a 13 anni di reclusione, da scontare in un campo di lavoro come detenuta politica, condannata. Sono uscita dalla prigione per un’amnistia e sono entrata in ambasciata Italiana dove mi è stato riconosciuto l’asilo politico». La manovra del Governo albanese consente a Xhuljeta di lasciare la sua terra, tramite l’Ambasciata italiana a Tirana. Era il luglio del 1990.

In Italia, tra lavoro e sport

Nel primo anno, porta avanti lo studio dell’italiano, già iniziato in Albania, e gode dell’ospitalità del nostro paese, in una struttura di accoglienza. Poi inizia a lavorare a Riccione in un hotel. Ma sono gli impieghi in inverno a piacerle di più, in montagna, in luoghi che adora e dove pratica lo sci, la camminata e ogni attività fisica che la porti a contatto con la natura.

«Sono malata di sport, mi fa stare bene. Tutte pratiche individuali. Non potrei mai diventare istruttrice, perché dovrei rinunciare alla mia libertà. Lavorando di sera, in turno unico, di giorno posso dedicarmi alle esplorazioni e alla pratica sportiva. Il denaro non mi interessa. Guadagno solo quello che mi serve per vivere e per viaggiare».

Ha acquistato un camper, come campo base estivo. Nei mesi più freddi, prende una stanza in affitto nelle località lavora. Poi, riparte.

L’essenziale per viaggiare

«Negli ultimi tre anni, i miei viaggi sono durati sette, otto mesi almeno. Rinuncio a tante cose: bar, ristoranti e campeggi. Non mi piacciano i luoghi affollati, dover dividere un pezzetto di terra con vicini di tenda. Mi lavo nei laghi e nei fiumi, come un anatroccolo. Anche quando fa freddo. Il mio ultimo bagno quest’anno è stato nel lago di Garda, a novembre».

Sulla bici, c’è quello che le serve per essere autonoma: tenda, sacco a pelo, materasso, vestiti per tutte le temperature e le condizioni meteo, compresa giacca termica, kit per cucinare. «Vorrei avere meno roba, a volte ho superato il quintale di carico. Me ne accorgo quando spingo la bici, in salita. Tanta fatica. Ma quello che spinge me è più forte: la voglia di scoprire, vedere posti nuovi. Non sempre belli come mi aspetterei, soprattutto se li confronto all’Italia, al Trentino.

La prudenza non è mai troppa

Una donna forte, senza paura? Non proprio. «La sera è il momento più difficile. Sono stanca, ho fame e devo trovare un punto panoramico dove vedere il tramonto. E poi piantare la tenda. Non posti sperduti e isolati, dove potrei sì nascondermi, ma il cane tradirebbe la mia presenza a eventuali malintenzionati. Mi piazzo vicino a qualche proprietà privata, in piccoli paesi, parlo con la gente e chiedo consiglio per trovare un posto tranquillo e sicuro».

Finora non sono capitate brutte esperienze, per fortuna. «Nessuno mi ha mai disturbato. A volte un luogo che sembra tranquillo di notte si può trasformare in rumoroso e affollato, magari per un bar in zona. Allora prendo le mie cose e mi sposto. Sono molto prudente. So, è capitato a persone che conosco, che un’aggressione o un furto mi cambierebbe per sempre. Non sarei più la stessa e mi guasterei le sensazioni positive che provo ora, viaggiando».

Il bagaglio peloso e le sue esigenze

Pedalare con il cane è una scelta impegnativa. Non solo per il peso dell’animale e del suo cibo. «Nella sua natura c’è il bisogno di tornare a casa. La sera Briciola è “cotta”, non vede l’ora di riposare. Mi rallenta nel viaggio e per alcuni progetti futuri, che prevedono l’uso di traghetti o aerei, so che non potrò portarla con me».

Tanti, tanti chilometri

Nel 2012 Xhuljeta si è presa un anno sabbatico e ha valicato ben 15 passi montani. A 44 anni è arrivata fino a Tarifa in Portogallo, da cui è tornata grazie al passaggio di due ragazzi con un furgone. Un itinerario di oltre 8 mila km. Nel 2015 ha pedalato lungo il perimetro dell’Italia, poi in due anelli in Sicilia, durante il lockdown. Nel 2018 ha provato a viaggiare con una compagna, sua nipote Leida, 40 anni, lungo la costa croata.

Quest’anno, 2024, ha macinato più di 7mila km, attraversando 12 Paesi: Italia, Svizzera, Francia, Bergio, Olanda, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Slovacchia e Slovenia. «Le mappe di Bikeitalia mi sono state utilissime, vi ringrazio per questo servizio».

Saggezza on the road

Pedalando si imparano tante cose. «A non lavorare! Si impara a non dare troppo valore al denaro, a non sprecarlo. A vivere con poco. Dopo mesi che giri, ti accorgi che potrebbero bastarti gli stracci che hai. In giro vedi tanto spreco, gente che butta, che vive in case talmente grandi che serve un gps per muoversi dentro. Appartamenti semivuoti, dove i genitori restano soli presto, perché all’estero i ragazzi se ne vanno verso i 15 anni.

Il bello è conoscere altre culture, modi di vivere. Ma più che imparare, ho disimparato… a vivere come un essere normale! Stare ferma ora mi fa soffrire, mi manca spostarmi e fare vita randagia. Patisco le giornate brevi invernali. Ne approfitto per progettare il mio prossimo viaggio: la Via della Seta. Non ho pensato al budget che mi servirà. Finora me la sono sempre cavata, spesso sono ben accolta. I Paesi che si sono rivelati più ospitali sono l’Austria, la Germania, la Polonia, la Francia, la Slovenia. La Svizzera no. In Danimarca e Olanda tanti sorrisi e basta».

Una viaggiatrice solitaria dovrebbe cavarsela da sola con le riparazioni. «Macché, non so aggiustare la mia bici, anche se so che dovrei seguire qualche corso. Se buco o si rompe qualcosa, cerco aiuto». Anche per scattarsi le bellissime foto che mette su Facebook? «No, faccio da sola. Sono diventata bravissima con l’autoscatto».

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Commenti

  1. udo ha detto:

    ohne abmachungen, hatte ich die ehre xhuljieta 2012 in nordspanien der westküste spanien und portugal…
    8x zutreffen….habe damals, Sie als so starke und korrekte frau kennen gelernt…ihre reisen und vorhaben das ist leistung…daumen hoch für xhuljieta….ganz ganz toll

    [Traduzione italiana: Ho avuto l’onore di incontrare Xhuljieta nel 2012 nel nord della Spagna, lungo la costa occidentale di Spagna e Portogallo… per 8 volte. All’epoca, l’ho conosciuta come una donna forte e corretta… i suoi viaggi e i suoi progetti sono davvero impressionanti. Complimenti a Xhuljieta… davvero fantastica!]

  2. GIGI ha detto:

    Articolo bello e stimolante.
    Occhio che Tarifa è in Spagna.

  3. Giuliana ha detto:

    Ho avuto l’enorme piacere di conoscere Xhuljeta per la grandissima passione che ha trasmesso anche a mio marito (Jimmy ). Una donna forte e molto coraggiosa e da un anima pura.

  4. Sian Glanrid-Jones ha detto:

    We had the joy of meeting Xhuljeta this summer and spending some time with her and with Briciola of course. She was kind to my old dog who was dying at the time. We could tell she was wise from past experiences and this article tells us why. She is clearly at one with her bike and trailer and has a strong and passionate heart for the world she surrounds herself with. This article is as wonderful as the person it is written about.

    [Abbiamo avuto la gioia di incontrare Xhuljeta quest’estate e di trascorrere un po’ di tempo con lei e con Briciola, naturalmente. È stata gentile con il mio vecchio cane che stava morendo in quel momento. Abbiamo potuto capire che era saggia dalle esperienze passate e questo articolo ci racconta perché. È chiaramente in sintonia con la sua bici e il suo rimorchio e ha un cuore forte e appassionato per il mondo di cui si circonda. Questo articolo è meraviglioso quanto la persona su cui è scritto – tradotto dall’inglese con Google Translate]

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