Salute

Ciclismo: le ginocchia e la sindrome femoro rotulea

Nel ciclismo, la sindrome femoro rotulea colpisce le ginocchia ed è un disturbo abbastanza frequente caratterizzato dalla comparsa di dolore nella parte anteriore dell’articolazione, causata da un difetto di scorrimento della rotula sul femore con conseguente sofferenza articolare e usura della cartilagine.
In questo articolo analizzeremo il disturbo e l’influenza sul gesto della pedalata, definendo le probabili cause e gli accorgimenti da adottare.

Indice
Ginocchia: sindrome femoro rotulea e ciclismo
Anatomia e funzione
Sintomi, cause e trattamento
Accorgimenti in bici

Sindrome femoro rotulea e ciclismo

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Durante il gesto della pedalata il corpo effettua ripetutamente una flesso/estensione del ginocchio, questo permette la trasmissione di forza dai muscoli della coscia al pedale, consentendo il movimento della bici.
Nella flesso/estensione la rotula si muove continuamente scorrendo in modo ritmico in un “binario” sul femore: la troclea; nel frattempo è soggetta a forti trazioni esercitate dall’azione della muscolatura del ginocchio, che determinano una compressione della rotula sul femore in relazione al carico e all’angolo di lavoro, la cartilagine infine ne assicura lo scivolamento ideale.

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Se il movimento della rotula è alterato viene generata una zona di compressione maggiore, lo squilibrio biomeccanico con il tempo causa infiammazione, dolore, usura della cartilagine.
Nel ciclismo la rotula subisce lo stress maggiore durante la fase di spinta, essa infatti è compressa contro il femore durante la fase iniziale dell’estensione di ginocchio a causa della forte contrazione del quadricipite.
Il muscolo quadricipite, composto dal retto femorale e dai vasti, si contrae maggiormente dal PMS (punto morto superiore) fino ai 90°, il vasto laterale e mediale in particolare influenzano l’allineamento rotuleo e raggiungono il picco di attivazione nella fase iniziale di spinta per poi decrescere lasciando il restante lavoro ai muscoli ischiocrurali; è questo il momento di maggiore stress a carico del ginocchio.

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Va sottolineato che non è tanto l’entità del gesto a determinare l’insorgenza del problema quanto invece la ripetizione del gesto stesso, in questo caso è essenziale analizzare i movimenti sul piano frontale e quindi gli spostamenti latero/laterali del ginocchio durante tutto il ciclo del movimento.
La posizione e l’allineamento rotuleo sono indissolubilmente legati alle caratteristiche individuali, questo infatti è un esempio perfetto di quanto gli atteggiamenti posturali dell’individuo influenzino la dinamica di pedalata.

Nel caso specifico durante l’estensione della gamba nella fase di spinta sul pedale, la rotula viene sottoposta a compressione; nella maggior parte dei casi si tratta di uno stress laterale associato ad una tendenza al valgismo dinamico di ginocchio, quindi bisognerà prestare attenzione ad alcune regolazioni:
• avanzamento/arretramento sella
• altezza sella
• posizione delle tacchette

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Per comprendere meglio come agire sulla bici bisogna necessariamente introdurre alcuni concetti anatomici.

Anatomia e funzione

La rotula è un osso sesamoide che fa parte dell’articolazione del ginocchio, la sua funzione meccanica è quella di aumentare il braccio di leva del quadricipite, rendendo più efficace la contrazione del muscolo.
In sostanza la rotula agisce come una carrucola connessa e avvolta dal tendine del quadricipite e unita alla tibia tramite il tendine rotuleo, è stabilizzata da legamenti, tendini, dal tratto ileotibiale, dai muscoli e dalla struttura stessa dell’articolazione.
I condili femorali durante la flesso/estensione del ginocchio scivolano e rotolano sulla tibia mentre la rotula scorre nella troclea; il sistema legamentoso del ginocchio offre una stabilità che è integrata dall’azione muscolare, l’articolazione è dunque protetta sia in statica che in dinamica.

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Il corpo umano però è molto più complesso di come si pensi, infatti la flesso/estensione del ginocchio non avviene perfettamente sul piano sagittale, questo perché l’asse meccanico del femore non è allineato alla tibia.
La misura di questa differenza definisce l’angolo Q, esso è infatti l’angolo definito tra l’asse meccanico del femore e l’asse che unisce il centro della rotula alla tuberosità tibiale, un elemento importante da analizzare che influenza in modo determinante la biomeccanica dell’articolazione.
L’angolo Q definisce il grado di valgismo/varismo del ginocchio, esso fisiologicamente è di 10°-15°, una modifica di tale angolo comporta un’alterazione dell’equilibrio muscolare e della distribuzione dei carichi sia in statica che in dinamica.

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I fattori che influenzano la biomeccanica dell’articolazione e determinano la posizione e il movimento rotuleo sono molti:
• caratteristiche anatomiche: forma dei condili, lassità legamentosa ecc.
atteggiamenti posturali
• lunghezza e tono muscolare
• caratteristiche individuali: lavoro, età, sport, infortuni ecc.

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Sintomi, cause e trattamento

Nel caso specifico il generico “dolore al ginocchio” è localizzato nella parte anteriore in zona perirotulea, frequentemente laterale, il dolore è generato dalla frizione eccessiva tra la rotula ed il femore, solitamente peggiora scendendo le scale, accovacciandosi o dopo essere rimasti per molto tempo in posizione seduta.

Le cause sono molteplici:
• valgismo del ginocchio
• atteggiamenti anomali del piede e del bacino
• deficit dei muscoli stabilizzatori
• sforzi eccessivi in flessione di ginocchio
• anomalie strutturali dell’articolazione

Risalire alla causa primaria è fondamentale prima di stabilire il trattamento adeguato, che può essere di vario tipo:
• terapia manuale: per risolvere eventuali contratture, aderenze ecc.
rieducazione posturale: per riequilibrare il rapporto agonisti/antagonisti
• rinforzo della muscolatura stabilizzatrice: ad esempio in caso di deficit del vasto mediale
• utilizzo di ortesi: nel caso di atteggiamenti patologici del piede

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Come per tutti i disturbi nella fase acuta è importante dare la giusta importanza al riposo, successivamente si può procedere al trattamento vero e proprio, che però risulta vano se non si individua il fattore scatenante; la sindrome femoro-rotulea infatti è un disturbo che provoca la degenerazione della cartilagine per una disfunzione qualitativa e quantitativa del movimento.

E’ possibile comunque effettuare alcuni semplici esercizi a casa per migliorare la stabilità articolare, sia in ottica preventiva che risolutiva:

Esercizi propriocettivi

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Sono caratterizzati dal continuo aggiustamento della posizione, alcuni tipi si svolgono ad occhi chiusi oppure utilizzando ad esempio delle superfici instabili, utili per affinare il controllo e la percezione del gesto. Gli esercizi propriocettivi quindi stimolano i recettori di muscoli e articolazioni che producono un’attivazione della muscolatura stabilizzatrice, effettuando continui aggiustamenti posturali.

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Esercizi isometrici

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Prevedono la contrazione dei muscoli in assenza di movimento, utili per ristabilire il tono muscolare degli stabilizzatori e non solo, iniziando con un basso carico di lavoro. Gli esercizi isometrici vengono proposti solitamente nelle prime fasi riabilitative perché consentono un’attivazione muscolare poco stressante a livello articolare.

Accorgimenti in bici

Nel caso di sindrome femoro rotulea bisogna fare attenzione al carico e agli spostamenti del ginocchio, cercando di adottare alcuni accorgimenti importanti:
ridurre il carico di lavoro;
avanzamento/arretramento sella: nel punto di massima spinta (90°) il ginocchio non deve essere avanzato rispetto al pedale altrimenti durante la contrazione del quadricipite verrebbe generata una compressione maggiore a carico della rotula.
posizionamento tacchette: le tacchette determinano l’atteggiamento del piede e influiscono sulla rotazione di tibia, quindi devono rispettare le caratteristiche individuali senza forzare il soggetto in posizioni standardizzate, in particolare si dovrà prestare attenzione alla rotazione.

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Queste regolazioni influenzano notevolmente sia il carico compressivo sulla rotula che i movimenti del ginocchio, questi ultimi infatti se eccessivi o troppo ridotti comportano una sofferenza articolare. Naturalmente questi sono parametri fortemente individuali quindi vanno sempre contestualizzati tenendo conto di quelli che sono gli atteggiamenti posturali propri del ciclista.
Ad esempio forzare un ciclista all’allineamento ideale avrebbe senso solamente in caso di postura ideale, il rischio dunque è quello di provocare più danni che benefici; il consiglio perciò è sempre quello di agire su più fronti.

Sarebbe opportuno effettuare dei trattamenti/esercizi volti alla risoluzione del problema associandovi in parallelo le opportune e graduali regolazioni della bici, solo in questo modo si consente all’organismo di adattarsi al cambiamento senza incorrere in altri tipi di disturbi.

Vi ricordo che per trovare al meglio la propria posizione ci si deve rivolgere a un biomeccanico professionista (laureato in scienze motorie o fisioterapia), che abbia soprattutto competenze anatomiche e che conosca come si muova il corpo sulla bici. Un errore è dare troppo peso alla nomea del biomeccanico o al software che utilizza, senza andare a valutare invece le reali competenze tecniche.

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Articolo aggiornato ad Marzo 2021

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