Il biomeccanico del ciclismo deve essere laureato?
Si tratta di un tema dibattuto e controverso. Al momento la biomeccanica del ciclismo non è una pratica regolamentata, per cui può essere eseguita da chiunque, dal PhD in scienza dell’allenamento al meccanico di bici con passato da gregario. In questo articolo voglio cercare di dipanare la matassa senza tagliare il nodo di Gordio con la spada, bensì cercare di capire in quali situazioni sia necessario rivolgersi a un biomeccanico laureato per un posizionamento.
La mia storia
Mi occupo di visite biomeccaniche dal 2015, nel nostro Bikeitalia LAB di Monza. Quando ho cominciato, nemmeno io ero laureato. Per questo, sin da subito, ho deciso di collaborare a stretto contatto con un fisioterapista che conoscesse il corpo umano, per poter dare un focus più sanitario al nostro lavoro. Nel frattempo, nonostante il lavoro, la famiglia e un bambino di 1 anno sulle spalle, mi sono iscritto all’Università.
Due anni e mezzo dopo mi sono laureato in scienze motorie, con un discreto 107/110.
Negli anni universitario ho avuto modo di studiare anatomia, biochimica, fisiologia, medicina dello sport, biomeccanica, tutte materie che, se non direttamente collegate al ciclismo, mi hanno permesso di comprendere com’è fatto il corpo umano, come si muove e quali sono le patologie alle quali è esposto. Un percorso che mi ha permesso di adattare in modo ancora più preciso le visite che eseguiamo alle esigenze dei nostri clienti.
visita biomeccanica
basta dolori in sella
Il biomeccanico del ciclismo deve essere laureato?
Se parliamo di un primo posizionamento, che viene eseguito al momento dell’acquisto della bici per poter pedalare in modo più o meno corretto, non è necessario possedere una laurea. Ma se andiamo a rapportarci con un cliente che ha dolore o che ha patologie fisiche extra bici (come ernie, protusioni discali, degenerazioni cartilagine, neuropatie) è conditio sine qua non che il biomeccanico abbia una laurea.
Nello studio “The club-level road cyclist: injury, pain, and performance” (Clin J Sport Med. 2015), gli studiosi hanno seguito 2000 atleti statunitensi per un anno. E riportano queste testuali parole:
“La probabilità di sviluppare patologie, infortuni da sovraccarico e dolori è più elevata nei ciclisti che si sono sottoposti a un bike fit. Ciò deriva dalla mancanza di standardizzazione, dall’impreparazione di chi esegue il posizionamento e dall’imposizione di posizioni aerodinamiche a discapito del comfort del ciclista”
Il boom della bici che si è presentato nel 2020 ha prodotto un’impennata dell’uso di questo bellissimo mezzo nella popolazione italiana. Il problema sta nel fatto che la maggior parte di questi nuovi clienti non è un ciclista con esperienza bensì si tratta di neofiti della bici, che solitamente mostrano le seguenti caratteristiche comuni:
- La forma fisica di partenza è bassa, spesso usano la bici per uscire da una patologia cronica o per il dimagrimento. Spesso presentano patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico;
- L’esperienza nell’uso della bici è ridotta e non hanno intenzione di utilizzare la bici come mezzo per la competizione (l’80% di chi si rivolge a noi per un bike fit non fa gare nè ha in programma di prendervi parte);
- La muscolatura e i tessuti “accessori” (tendini, legamenti, cartilagini) non sono assolutamente adattati per sopportare il carico dell’allenamento, il mantenimento di una posizione aggressiva o il semplice stress che il gesto ripetitivo della pedalata provoca alle strutture anatomiche.
Questa tipologia di clientela non può essere messa in sella come un amatore evoluto o come un professionista. Il problema è che spesso queste persone vengono messe in sella utilizzando dei software di aziende che sono tarati su posizioni per amatori o professionisti che però sono insostenibili per un neofita.
Nello studio “Effect of cycling position on metabolic and respiratory variables” (International journal of Sport Medicine, 1998) è stato visto che costringere in una posizione più aggressiva un ciclista neofita comporta un aumento del consumo di ossigeno a parità di potenza sprigionata, un maggior accumulo di lattato e una variazione di 1.2 del Ph ematico, a parità di intensità, rispetto a una posizione più conservativa.
Un affaticamento generale molto più alto, ottenuto semplicemente forzando il corpo in una posizione che non può sostenere.
In cosa deve essere laureato il biomeccanico del ciclismo?
So benissimo quale sarà la frase che verrà usata per smantellare la mia tesi: “Ma un laureato non ha alcuna competenza nel ciclismo, la laurea non ti fornisce nulla, per mettere in sella qualcuno bisogna aver corso da giovani, perché l’esperienza della strada non te la insegnano sui libri”.
Per rispondere userò una frase di Jury Verkoshansky, uno dei massimi scienziati dello sport mai esistiti: “Essere stato un bravo atleta non significa sapere allenare altre persone, perchè sapersi allenare e saper allenare sono due cose totalmente diverse. Qualunque idiota è in grado di far stancare un altro idiota, dicendo che lo sta allenando”. Avere esperienza del ciclismo è fondamentale per poter trovare una soluzione a un problema di posizionamento ma se ci si presenta in studio un cliente con una neuropatia al gastrocnemio per via di un’ernia L5-S1 che comprime il nervo sciatico e per questo non può plantiflettere il piede, aver corso in bici non serve a nulla. Serve invece indispensabile aver studiato il corpo umano.
Le due lauree più in linea con l’attività del biomeccanico sono quella in scienze motorie e in fisioterapia. Meglio se le due figure sono presenti nello stesso momento, per offrire una valutazione a 360° dell’essere umano prima e del ciclista poi. Ci sono altre lauree molto utili, come ingegneria biomedica o podologia, che offrono la possibilità di affinare le metodologie e gli ambiti di intervento.
È importante ricordare (e lo sottolineo per evitare di essere frainteso) che la laurea non è il punto di arrivo, è la base di partenza. Su questa base poi il biomeccanico dovrà studiare, aggiornarsi e imparare dai propri errori e dalla propria esperienza. Così come nell’allenamento, il biomeccanico deve valutare la persona che ha di fronte, individualizzare il processo e analizzare se il proprio lavoro ha avuto successo. Applicare procedimenti standardizzati al corpo umano è un errore concettuale. E la laurea ti porta ad acquisire le competenze necessarie per applicare questo ragionamento ed evitare di cadere nella trappola del “lo stesso per tutti”. Per cui la laurea è il prerequisito essenziale sul quale poi costruire una professionalità a 360°, spesso anche appoggiandosi a professionisti di altri settori per poter affrontare i problemi in modo multilaterale ed evitare gli atteggiamenti da “guru”.
Concludendo
Voglio chiudere con una storia.
Nel 1800, il chirurgo ungherese Semmelweis iniziò a comprendere la relazione tra le ricorrenti setticemie dei pazienti che operava e il fatto che non si fosse lavato le mani prima di operare (cosa che nessun medico faceva). Quando iniziò a lavarsi le mani prima di operare, le complicazioni postoperatorie diminuirono drasticamente (90% in meno). Così iniziò a pubblicare la sua storia e a dire ai convegni di chirurgia che i medici dovevano lavarsi le mani prima di operare.
Sapete cosa successe?
Venne deriso, ghettizzato e trattato come un idiota dalla comunità medica, che vedeva nel lavarsi le mani quasi un’empietà, una mancanza di rispetto nei confronti del medico. Fu solo molti anni dopo che i suoi allievi iniziarono ad applicare questa pratica e la disinfezione delle mani divenne una prassi, che ci sembra così naturale da rendere inconcepibile l’idea che prima non fosse così.
Capiterà anche ora, sembrerà un’empietà il solo fatto che io possa sostenere l’assunto che il biomeccanico del ciclismo deve avere la laurea, quando da decenni il fatto di aver pedalato tanto è preso come metro di misura per un tecnico del ciclismo, a dispetto del tempo passato a studiare.
Ma come tutte le idee hanno bisogno di tempo per fiorire.
E i tempi per farlo sono maturi.
È per questo che noi di Bikeitalia abbiamo creato un corso di specializzazione in biomeccanica del ciclismo aperto solo a laureati, ecco tutte le informazioni:
Masterclass in Biomeccanica del Ciclismo
Corso in Presenza
Vi lascio con ulteriori considerazioni sul tema, che ho approfondito in questo video:
Laureato e deve aver corso in bici… Omar Gatti docet…. non senza citare un proverbio abruzzese secondo il quale “…ne sa cchiù nu patit che nu saput’…” ovvero ne sa più un appassionato che uno studioso !!! (…. molte volte è vero !)