Biomeccanica

Asimmetria di spinta in bici: quando è un problema?

Asimmetria di spinta in bici: un “problema” diventato comune a causa della diffusione dei sensori di potenza bilaterali che ci permettono di capire come spingiamo con entrambe le gambe. Molto spesso si tratta di un “non problema”, poiché non produce ricadute sulla prestazione. Mi occupo di visite biomeccaniche dal 2015 nel nostro Bikeitalia LAB di Monza e molto spesso mi sento dire: “Spingo 51% con la gamba sinistra e il 49% con la destra. Che problema ho?” Nessuno, a meno che non sia un problema vero. In questo articolo andremo a vedere quando l’asimmetria di spinta in bici è un problema e come affrontarlo.

La lateralità motoria

Durante la fase di sviluppo dall’infanzia all’adolescenza, l’uso dei nostri arti passa attraverso diverse fasi. Dai 4 mesi sino ai 5 anni noi utilizziamo in maniera simmetrica entrambi gli arti superiori e inferiori. Molti genitori si stupiscono che il loro bimbo mangi con la mano sinistra, pensando che sia mancino, cosa che invece non è vera. Semplicemente il bambino non ha ancora sviluppato la lateralità, cioè non ha definito quale sarà il suo arto preferito.

Bambini in bici

Intorno ai 7 anni si sviluppa dunque la lateralità, cioè la dominanza di un arto rispetto all’altro, che si stabilisce e diventa definitiva intorno ai 12 anni.  Un arto è quindi dominante rispetto all’altro: scriviamo, ci laviamo i denti, teniamo le posate, calciamo il pallone con un arto di preferenza. Ovviamente questo utilizzo più intenso dell’arto dominante produce delle conseguenze a livello muscolare: l’arto lateralizzato mostra infatti un trofismo muscolare maggiore, un reclutamento maggiore di unità motorie a parità di intensità e una maggior definizione della mappa somatotopica relativa nella corteccia somatosensoriale.

Ma non è solo una condizione muscolare. Il nostro sistema nervoso può essere equiparato a un cablaggio elettrico, definito “Internal Cuig” (concetto creato dai ricercatori Marchant e Greig). Il sistema nervoso può essere considerato come una sorta di cablaggio elettrico che “accende” i muscoli, funzionando in maniera inconscia. Secondo il principio di Hebb, due neuroni (cellula base del sistema nervoso) che inviano impulsi insieme si fondono assieme, migliorando la loro struttura e rafforzando la guaine mielinica, che è una sorta di “isolante” che permette all’impulso motorio di viaggiare più velocemente. Dato che usiamo preferibilmente l’arto dominante, i circuiti nervosi che governano i muscoli diventano più efficienti rispetto a quelli dell’arto controlaterale, generando quindi un’asimmetria naturale e che spesso non ha ricadute sulla vita quotidiana.

La lateralità in bici e l’asimmetria di spinta

Questa lateralità, o preferenza di arto, ovviamente non sparisce quando saliamo in bici: ci sarà sempre un arto preferito o dominante, a meno che non vi siano particolari problemi fisici. Infatti, quando subiamo un infortuno omolaterale (una distorsione, la rottura di un crociato del ginocchio, eccetera), il sistema nervoso riduce l’attivazione dei muscoli dell’arto infortunato per evitare di sovraccaricare l’articolazione. È il caso dell’ex calciatore che si rompe i legamenti del ginocchio destro (suo arto dominante) ma poi in bici spinge di più con la sinistra.

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In bicicletta, dato che si tratta di un gesto a catena cinetica chiusa, i fattori della dominanza di un arto rispetto all’altro possono dipendere da:

Se vogliamo andare a valutare le cause reali di un’asimmetria di spinta tra la gamba destra e sinistra, l’iter corretto da svolgere è il seguente:

  • Effettuare una visita biomeccanica presso un biomeccanico laureato;
  • Per prima cosa effettuare una valutazione fisioterapica accurata, al fine di individuare scompensi, adattamenti o problemi fisici;
  • Valutare l’uso dei muscoli in bici con un’elettromiografia. Per capire come funziona l’analisi elettromiografica dell’asimmetria di spinta vi rimando al video che abbiamo realizzato:

Grazie a queste valutazioni è possibile capire se:

  • Il problema è legato alla postura o un problema muscolare e quindi lavorare a livello fisioterapico;
  • Se il problema è legato a come il ciclista usa i muscoli in bici e qui vedremo degli esercizi da fare in bici per provare a lavorare sul sistema nervoso e quindi pareggiare la spinta;
  • Se il problema è legato invece alla posizione, lavorare di conseguenza;

Se volete effettuare una valutazione biomeccanica completa presso i nostri studi, cliccate nel box qui sotto:

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Quando l’asimmetria di spinta non è un problema

Prima di andare nel panico perché il sensore di potenza segnala 49/51 di spinta, è bene ricordare che l’asimmetria di spinta in bici non è un problema in questi casi:

  • se la differenza rientra nel 5% tra gamba destra e sinistra;
  • quando è asintomatica;
  • quando non influenza la percezione dell’affaticamento
  • quando non si notano riduzioni della performance;

Prendo spunto dallo studio scientifico Effectiveness of pedalling retraining in reducing bilateral pedal force asymmetries” (International Journal of Sport Science, 2016), che cita testualmente:

“Nonostante la variabilità del valore dell’asimmetria di spinta nei ciclisti, che dipende da numerosi fattori, non è possibile al momento determinare che tale asimmetria possa comportare un maggior rischio di infortuni sul lungo termine”

In sostanza essere asimmetrici, come abbiamo visto, è una condizione naturale e se non vi sono problemi fisici o di performance, è una condizione che non deve preoccupare.

Quando l’asimmetria di pedalata è un problema

Bisogna invece indagare maggiormente quando l’asimmetria di pedalata produce le seguenti ricadute:

  • quando provoca affaticamento muscolare;
  • quando ha un impatto sulla psicologia del ciclista;
  • quando provoca dolore;
  • quando ha una causa importante (infortunio, malattia autoimmune, problemi neurologici);

In questo caso allora conviene lavorare in maniera specifica per poter ridurre l’asimmetria di spinta.

Allenare la simmetria di spinta in bici

Un allenamento specifico per il sistema nervoso (e quindi per forzare gli adattamenti dell’Internal Cuig), è stato creato dai professori Bini e Carpes e presentato nello studio “On the bilateral asymmetry during running and cycling – A review considering leg preference” (Physical Therapy in Sports, 2010):

  • ci si posiziona sul rullo, scegliendo un rapporto intermedio;
  • si effettuano 5 minuti di riscaldamento libero;
  • si pedala 1 minuto di spinta cercando di spingere 50-50;
  • si recupera 1 minuto a pedalata libera;
  • si ripete per 15 intervalli (quindi 30 minuti di lavoro);
  • a mano a mano che si va avanti ridurre il feedback visivo;

In questo modo si va a lavorare sul principio di Hebb, “lubrificando” il sistema e sfruttando la neuroplasticità si va a creare un adattamento a lungo termine. Per produrre adattamenti cronici (cioè che durino nel tempo) è bene fare almeno 2 sedute a settimana intervallate da un giorno di riposo.

In questa foto i risultati di un’analisi EMG di un cliente che si è sottoposto a una nostra visita biomeccanica e che abbiamo seguito nel percorso di retraining della simmetria di pedalata:

Asimmetria di spinta

Guardate anche gli effetti sulla distribuzione della potenza e sul picco (Power Phase), registrata dal sensore di potenza:

Asimmetria di spinta 2

Concludendo

L’asimmetria di spinta in bici è una situazione comune, che possiamo affrontare. Ma prima di preoccuparci valutiamo con cognizione di causa se si tratta di un vero problema. Se prima che comprassimo il sensore di potenza non ci accorgevamo nemmeno del problema, allora non dobbiamo fare nulla.

Se invece l’asimmetria di spinta provoca dei problemi reali, dobbiamo affidarci a un biomeccanico laureato (perché si tratta di un problema motorio e come tale lo deve affrontare una persona che ha studiato il corpo umano) per capire come risolverlo.

Se volete approfondire il tema dell’asimmetria di spinta, vi rimando al mio intervento che ho fatto sulla pagina FB di Bikeitalia:

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