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Caschi per bici: modelli e consigli

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Questo non vuole essere un articolo sui pro e i contro dell’utilizzo del casco in bici, poiché di questo si è già ampiamente dibattuto. Se state leggendo queste righe significa che avete già deciso di acquistare un caschetto e volete capirne di più, comprendere i materiali usati, le certificazioni, le differenze tra i modelli e le sicurezze adottate. Noi siamo qui per aiutarvi.

casco Lazer Impala

Indice
Obiettivi di un caschetto per bici
Struttura di un casco per bici
Comportamento del casco in caso di urto
Tipologie di caschi per bici
Cosa osservare prima di acquistare un casco
Quando capire che un casco è da cambiare

Obiettivi di un caschetto per bici

Prima di spiegare la struttura e i materiali impiegati, cerchiamo di chiarire un fatto molto semplice: tutti i caschi per bici hanno la stessa finalità, ossia proteggere il cranio dell’utente in caso di urto. Questa capacità di assorbimento e di protezione è garantita dalla certificazione, che osserva in modo attento che le caratteristiche del casco siano fedeli alle normative europee vigenti. In soldoni significa che un casco certificato venduto a un prezzo conveniente offrirà la medesima protezione di un altro il cui prezzo arriva alle tre cifre. Allora perché scegliere un modello più costoso se offre la stessa protezione di uno economico? Qui la scelta è personale poiché ciò che li distingue è la leggerezza, l’ergonomicità, la scelta dei materiali, la capacità di aerazione, la resistenza di cinturini e chiusure, la comodità in generale.

Struttura di un casco per bici

Lazer Genesis
le prese di aerazione di un casco da corsa.

I caschi per bici sono cambiati notevolmente e oggi hanno raggiunto un grado di leggerezza e di vestibilità impensabili fino a qualche decennio fa. Questo perché i produttori hanno dovuto affrontare una sfida: l’obbligatorietà dei caschi nelle corse ciclistiche. Ve lo ricordate Marco Pantani che gridava di gioia dopo aver staccato Ullrich sull’Alpe D’Huez? Beh, indossava una semplice bandana. Questo succedeva nel 1997 e ad oggi sarebbe impensabile, poiché UCI (acronimo dell’unione ciclistica internazionale) ha reso obbligatorio l’uso del casco per i professionisti. Le ditte produttrici allora hanno dovuto lavorare sodo per rendere leggeri, aerodinamici, pratici e praticamente invisibili i caschi per i professionisti. Innovazioni di cui hanno beneficiato anche i prodotti per i comuni mortali come noi.

Un casco da bici è così strutturato:
Una calotta esterna: solitamente in policarbonato (anche se alcuni modelli sono in fibra di carbonio), verniciata e protetta da uno strato di lucido per resistere agli agenti atmosferici. Essendo la parte più esterna e visibile e anche quella che viene esteticamente più curata e che, sbadatamente, influenza la scelta di un casco piuttosto che un altro;
Una calotta interna: in poliuretano espanso o in schiumato, viene unita attraverso saldatura alla calotta esterna. Questa è la parte che si deforma irrimediabilmente durante una caduta o un urto, poiché assorbe l’energia cinetica sviluppata;
Fissaggio posteriore: solitamente è formato da una rotella che lavora su due segmenti graduati. Ruotando la rotella si possono avvicinare o allontanare i due segmenti, fissando il casco saldamente alla nuca;
Cinturini in cordura, pelle o gomma: per consentire il fissaggio del casco ed evitare lo scalzamento, ovvero che l’aria lo faccia scivolare via dalla testa durante l’uso.

Comportamento del casco in caso di urto

l’interno di un casco, realizzato in poliuretano espanso. A questa parte è demandato l’assorbimento degli urti

I danni celebrali avvengono poiché, in seguito ad un urto, il cervello si muove all’interno del cranio. Utilizzando delle formule matematiche possiamo dire che, visto che il cranio umano pesa 3kg e la decelerazione che può sopportare è di 30G, l’energia massima cui possiamo resistere è di 9kN, misura oltre il quale riporteremo danni permanenti. Il casco per bici deve assorbire l’energia sviluppatasi nell’urto, affinché non raggiunga il cranio e impedisca al cervello di muoversi, quindi dev’essere progettato per un valore superiore a quei 9kN calcolati in precedenza.

Quando avviene un urto, la parte esterna distribuisce l’energia sull’intera superficie della calotta interna, smorzando così la violenza dell’impatto, poiché è fisicamente provato che l’effetto di una forza diminuisce se ampliamo la superficie di azione. La calotta interna si deforma in modo plastico, ovvero senza ritornare allo stato di partenza. Deformandosi in questo modo assorbe l’energia dell’impatto, evitando che arrivi al cranio. La calotta esterna, inoltre, essendo liscia e leggera, riduce gli attriti con l’asfalto o il terreno ed evita che oggetti contundenti possano penetrare all’interno, ferendo il capo del ciclista. I cinturini devono reggere all’impatto, mantenendo in posizione il caschetto. Data la deformabilità plastica delle calotte del casco, in caso di urto questi va buttato e sostituito con un altro, poiché ha peso completamente la capacità di assorbimento.

Tipologie di caschi per bici

Essendo il ciclismo uno sport sfaccettato, anche il mondo dei caschi per bici si è specializzato per adattarsi alle esigenze delle diverse discipline:

Caschi per ciclismo su strada

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Lazer Genesis

Hanno una forma molto affusolata, per garantire l’aerodinamicità e ridurre al minimo l’attrito con l’aria. Sono molto leggeri, infatti la calotta esterna può essere in policarbonato, vetroresina o in fibra di carbonio (nei prodotti più costosi). L’aerazione è spinta al massimo, infatti sono presenti numerose bocchette. Il fissaggio avviene tramite un dispositivo di regolazione posteriore per adattarlo alla nuca e con un cinturino sotto al mento.

Caschi per mtb

casco Lazer Impala
Lazer Impala

A differenza dei caschi per ciclismo su strada, i caschi da mtb non devono proteggere solo in caso di urto, bensì anche dall’impatto con rami, rocce o da sassolini scagliati dalle ruote delle bici che precedono il biker. Inoltre devono proteggere le tempie e la nuca, poiché la mtb è uno sport al limite, dove le cadute a bassa velocità sono più frequenti che nel ciclismo su strada (dove invece di solito avvengono in gruppo e a velocità elevate). Il rivestimento esterno deve resistere all’aggressione e all’ossidazione dell’acqua, del fango o all’effetto abrasivo della sabbia. Alcuni modelli possono essere dotati di una visiera per il sole.

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Caschi per discipline gravity

Lazer Phoenix+

I caschi per questo tipo di discipline off-road (enduro, downhill…) somigliano più a caschi per motocross che per biciclette, poiché devono sopportare urti a velocità molto elevate e in condizioni disagevoli per il ciclista (impatti su rocce, radici, cadute sgraziate…). Infatti sono caschi di tipo integrale che proteggono la testa, la nuca e il volto, con una sporgenza per garantire protezione a denti e mento. La parte all’altezza degli occhi è vuota, per permettere di indossare gli occhiali appositi.

Caschi per BMX

Il freestyle presuppone salti, giravolte, trick di ogni tipo. Un casco da BMX deve proteggere il cranio a 360°, coprendo non solo la testa ma anche nuca, tempie e fronte. Infatti quesa categoria di caschi é più pesante, ha una forma poco aerodinamica (denominata “a uovo”) e la protezione totale viene preferita rispetto alla leggerezza o all’aerazione (infatti i caschi da BMX se usati in altri ambiti, fanno sudare parecchio!).

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Cosa osservare prima di acquistare un casco

casco
ecco la prima cosa da guardare in un casco

Ci sono alcuni accorgimenti da prendere prima di acquistare un casco nuovo. Tralasciando aspetti soggettivi e ininfluenti come l’estetica, il marchio o la popolarità, bisogna osservare attentamente questi particolari:

Etichetta

Deve riportare la marcatura CE e la normativa di riferimento EN 1078. Questa normativa garantisce che il casco sia stato progettato e testato per la protezione in caso di urto. Attenzione: non acquistate caschi da bici che non siano marcati CE o non soddisfino al normativa, poiché potrebbero non funzionare! Questo può avvenire nei magazzini che vendono materiale importato da fabbriche orientali.

Costo

Un caschetto più costoso non significa che sia migliore di uno economico. Se entrambi soddisfano la normativa, allora proteggeranno il cranio allo stesso modo. Per approfondire il discorso potete leggere questa inchiesta di Atroconsumo, che ha testato caschi per bici di ogni fascia e prezzo.

Calotta esterna

Osservate bene la vernice, che deve essere integra e lucida, non deve essere graffiata o crepata.

Calotta interna

Con attenzione guardate all’interno del casco e osservate se vi sono rigonfiamenti, deformazioni, asportazioni di materiale, graffi o tagli. Se la parte interna è rovinata, fatelo presente al commerciante affinché lo tolga dalla vendita poiché si tratta di un casco fallato (o addirittura usato!).

cinturini e chiusure devono essere resistenti e prive di difetti

Cinturini

Afferrate con entrambe le mani i cinturini e tirate con forza. Devono essere resistenti, non devono piegarsi o deformarsi e non devono presentare tagli o sfilacciamenti.

Chiusura

Aprite e chiudete più volte la chiusura a scatto per saggiarne la qualità.

Vestibilità

Indossate il casco, regolate il fissaggio posteriore e allacciate i cinturini. Provate a scuotere la testa. Se il casco balla, allora è troppo grande. Se invece lo sentite premere sulla nuca, sulla fronte o sulle tempie, allora è troppo stretto per voi. Se avvertite compressione sul cranio, non acquistatelo, potrebbe diminuire l’ossigenazione celebrale. Se notate che rimane troppo alto rispetto alla fronte o alle tempie, significa che è piccolo e dovete scegliere una misura più grande. Infine abbassate il capo con il casco indossato e sollevatelo di colpo: il casco non deve muoversi né spostarsi. Se al contrario scivola all’indietro, provate ancora. Se avviene nuovamente, cambiate prodotto, poiché la resistenza allo scalzamento è minima.

tecnologia MIPS

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Quando capire che un casco è da cambiare

Un casco da bici non è eterno, anzi per salvaguardare la propria incolumità andrebbe cambiato non appena si hanno dubbi sulla sua affidabilità. Il primo passo per far durare a lungo un casco è quello di mantenerlo sempre pulito, efficiente e di non farlo cadere. Quand’ero ragazzino la mia bicicletta aveva il cavalletto “ballerino”, così per renderla più stabile appoggiavo il casco a terra con la parte interna verso l’alto e v’infilavo il cavalletto, così era ben supportata e m’importava poco del fatto che la calotta interna presentasse più buchi di un groviera.

Ora, dopo una brutta caduta con conseguente trauma cranico e tre settimane d’infortunio, mi vengono i brividi solo a pensare a quanto ero sciocco. La calotta interna di un casco, infatti, è progettata per deformarsi irrimediabilmente per assorbire urti di una certa entità, anche non connessi a un incidente o a una caduta. Per cui evitate di far cadere il casco da altezze considerevoli, di buttarlo per terra con violenza, di sbatterlo contro muri od oggetti, di verniciare la calotta esterna con prodotti che contengano solventi aggressivi che possano intaccare il rivestimento protettivo.


Se vi capita che il casco cada a terra e non siete sicuri della sua tenuta, anche se visivamente non presenta danneggiamenti, cambiatelo. L’asfalto è duro, ve lo dice uno che l’ha assaggiato.

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Commenti

  1. Avatar Francesco Robiglio ha detto:

    il vero tema, su cui nulla dice l’articolo, è se la certificazione CE assicuri un grado adeguato di protezione. Così non parrebbe: i test di certificazione non riguardano i colpi laterali o obliqui, i più frequenti e pericolosi in una caduta.

    [Questo commento è stato moderato prima della pubblicazione – Bikeitalia.it]

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