Fat Bike: in principio era la bicicletta, poi qualcuno decise (la leggenda vuole che fosse Joe Breeze) che era arrivato il momento di iniziare a usare le biciclette anche su terreni accidentati off-road e così nacque la mountain bike. Era la fine degli Anni Settanta, ma ci volle oltre un decennio affinché la pratica dell’uso della bicicletta in fuoristrada si affermasse realmente.
Il 2015 sarà ricordato nella storia del ciclismo come il momento in cui le fat bike si sono affermate sul mercato (la fiera di Eurobike del 2014 ha lasciato pochi dubbi). Ma cosa sono esattamente queste bici? Come nascono e a cosa servono? Per chi sono indicate e quali sono le caratteristiche?
Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Cosa sono e come nascono le fat bike?
Le fat bike sono evoluzione diretta delle mtb, caratterizzate da ruote che montano pneumatici molto larghi (la sezione deve essere di almeno 3,7 pollici) e cerchi più larghi di 44 mm. Fat (che in inglese significa “grasso”) è il riferimento, ovviamente non alla bici in se, ma alle coperture, la cui sezione è talmente ampia da rendere il diametro della ruota molto vicina ai 29″.
Per quanto furono fatti esperimenti in questa direzione già in passato, ufficialmente le prime fat bike così come le conosciamo oggi hanno fatto la loro comparsa nel 1989 per opera di un progetto di Simon Rakower che arrivò al progetto unendo tra loro due normalissimi cerchi da 26″ per poi limare il bordo interno del cerchio. Le ruote così create furono montate su delle mountain bike standard per essere poi utilizzate sulla neve (Rakower gestiva una piccola azienda in Alaska).
Quasi in contemporanea, simili applicazioni furono sviluppate anche nel Nuovo Messico allo scopo di pedalare sulla sabbia del deserto.
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Per arrivare però al primo progetto industrializzato si deve aspettare il 2005, quando Surly, giovane azienda di bici del Minnesota, partorì la Pugsley, una fat bike dal telaio in acciaio equipaggiata con ruote maggiorate (prodotte in modo industriale) e le celebri coperture Endomorph che fecero la storia del mondo fat.
Da lì a poco arrivarono gli inseguitori, Specialized, Salsa e Trek in testa che, però, non poterono fare a meno di montare i componenti progettati e distribuiti da Surly.
A cosa servono le fat bike?
Come detto, le fat bike rappresentano un’evoluzione delle tradizionali mountain bike, pensate per arrivare laddove le mtb non riescono ad arrivare: la sezione maggiorata dello pneumatico consente un’aderenza assoluta, mentre la bassa pressione (che può variare da uno 0,5 a 1,0 bar) permette di “galleggiare” su superfici morbide (come neve, fango o sabbia) o particolarmente sconnesse, come i greti dei fiumi o le traversine dei binari.
Per chi sono indicate le fat bike?
Secondo Peter Reddin, CEO di Surly, “basta salire su una fat bike per sentirsi tecnicamente più bravi di quello che si è effettivamente“: la grande dimensione delle ruote (che rasenta i 29” di diametro) rendono la bici particolarmente facile da controllare, e l’ampia superficie di appoggio sul terreno garantisce una stabilità estrema anche sui terreni più accidentati. Questo fa in modo che anche il più inesperto dei principianti possa sentirsi a proprio agio utilizzando le fattie.
Le fat bike possono essere anche un’ottima soluzione anche per i ciclisti più esperti alla ricerca di avventure estreme, tanto per escursioni di poche ore, quanto per viaggi lunghi e complessi in totale autonomia utilizzando la formula del bikepacking o anche quella classica con portapacchi anteriore e posteriore. Scendere di sella e spingere? Non è un opzione.
Le fat bike sono pesanti?
Fat vuol dire grasso, ma si sa che il grasso è più leggero del muscolo, quindi: niente paura! A parte gli scherzi, se guardando una fattie avete l’idea di qualcosa di pesante è solo perché siete stati ingannati dalla dimensione delle ruote che, però, sono piene di aria (e sprovviste di camera d’aria). Inoltre, la sezione estrema degli pneumatici garantisce un effetto ammortizzante che consente di risparmiare, in questo modo, sul peso di sospensioni all’anteriore e al posteriore.
Se le fat bike per eccellenza sono in acciaio, sul mercato sono presenti anche telai in carbonio e alluminio, mentre all’ultima fiera di Eurobike hanno fatto la loro comparsa dei cerchi in carbonio a marchio Kuroshiro da 85 mm.
In buona sostanza, con l’esplosione del fenomeno fat bike e la tendenza alla grammomania tipica del mondo delle due ruote, è possibile trovare delle fattie con peso inferiore ai 10 kg.
Controindicazioni delle fat bike
Ma non c’è rosa senza spine: se l’alta aderenza delle gomme sulle superfici permette un controllo assoluto del mezzo, questa significa altresì maggiore attrito e quindi una maggiore forza che deve essere esercitata sulle pedivelle per muovere la bici. Le fat bike sono pertanto poco indicate per competizioni o per tutte le attività in cui la velocità è l’obiettivo da raggiungere.
Tipologie di fat bike
Non tutte le fat bike sono uguali tra loro, esistono infatti modelli assai differenti tra loro, soprattutto per quanto riguarda la geometria del telaio e, quindi, fattie più tranquille e altre più corsaiole. Non solo, ma si iniziano anche a intravedere le prime fat bike ammortizzate, sia all’anteriore che al posteriore (destinate a chi è assolutamente allergico a qualsivoglia vibrazione o scossone) o a pedalata assistita (in modo da compensare i watt rubati dall’attrito dei copertoni).
Pneumatici per fat bike
Poiché la caratteristica principale delle fat bike risiede proprio nelle dimensioni delle gomme montate, è opportuno segnalare che non ne esiste una sola tipologia, ma di diverse forme e fatture, a seconda dell’uso che se ne vuole fare, e possono arrivare fino ai 5″ di sezione. I principali produttori al momento sono gli specialisti Surly e 45NRTH, seguiti a ruota (scusate il gioco di parole) dai big del settore Schwalbe e Kenda.
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Articolo aggiornato a Gennaio 2023
Volevo sapere, per me che ho utlizzato la fat noleggiandola in montagna, se utilizandola su asfalto in città è estremamente faticosa da spingere e poco indicata.
Grazie
Buongiorno Roberto,
grazie per averci scritto. Sì, ti confermo che la fat bike nasce per pedalare su sabbia, neve e terreni sconnessi con poca aderenza grazie all’ampia sezione delle coperture: queste caratteristiche la rendono inadatta a un uso urbano su asfalto, appunto perché la superficie di appoggio è molto grande e di conseguenza l’attrito è maggiore. Per pedalare in città sono consigliabili biciclette nate per questo scopo.
Buona lettura e buone pedalate,
Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it
Sull’asfalto vanno gonfiate di più le gomme?
io ho la uso regolarmente estate/inverno sterrato/asfalto (regolando la pressione delle gomme)
e la trovo molto divertente