Pedalare senza doversi fermare al semaforo che è sempre verde per chi attraversa l’incrocio in bicicletta: l’onda verde è già realtà per i ciclisti danesi di Aarhus, o meglio per quei 200 che stanno partecipando al progetto pilota Radical dell’Unione Europea, come riporta il sito Smithsonian.com . Una soluzione innovativa che va oltre quella prospettata da città come Parigi, dove alcuni incroci sono stati resi “a priorità ciclistica” consentendo a chi pedala di attraversarli anche con il semaforo rosso (solo a determinate condizioni, come abbiamo scritto su Bikeitalia.it).
La notizia dell’onda verde dei ciclisti danesi rende molto bene l’idea di ciò che una società avanzata dal punto di vista della mobilità considera prioritario: gli spostamenti in bicicletta vanno incentivati perché proprio dal loro sviluppo dipende il miglioramento degli spostamenti “in generale”. Quante più persone prenderanno la bicicletta per muoversi in città, tanto più il traffico motorizzato sarà scorrevole, il trasporto pubblico efficiente e la qualità dell’aria migliore. Non è un caso che questo progetto pilota sia stato realizzato proprio in Danimarca, dove le bici sono considerate davvero le regine della strada.
Ma come funziona questo progetto? Attraverso un’etichetta RFID installata sui raggi anteriori della bicicletta che – quando passa nelle vicinanze di un apposito lettore collegato con il semaforo – attiva un sensore trasformando la luce da rossa a verde e dando quindi priorità al passaggio dei ciclisti. La domanda che si sono posti gli sviluppatori del progetto era dunque questa: “Come possiamo fare per incoraggiare a pedalare anche chi non lo fa?”. La risposta è stata quella di neutralizzare le pause al semaforo, anziché costruire nuove ciclabili: in questo modo il vantaggio di chi pedala è immediato e il costo dell’operazione molto contenuto.
Come conferma Rita Westergaard, business manager della societ danese ID-Advice che ha costruito e installato il sistema, le pause al semaforo rappresentano uno dei principali ostacoli da neutralizzare per i ciclisti urbani: “Sappiamo che se ci sono molti semafori a breve distanza lungo una pista ciclabile chi pedala è molto confuso e non vuole fermarsi troppo spesso: invece se si può pedalare senza problemi (e senza fermarsi, ndr) allora si è propensi ad andare di più in bicicletta”.
Il progetto pilota ha preso il via il mese di aprile 2015 e oggi – dopo circa 8 mesi di sperimentazione – si stanno tirando le somme: non si sono verificati incidenti, cambi di luce semaforica errati o altri disservizi. Quindi si sta pensando a implementare il servizio, sempre nella città di Aarhus, nel secondo trimestre 2016.
Leggendo questa notizia non si può fare a meno di pensare: “Che cosa sarebbe successo se qui da noi in Italia un’amministrazione pubblica avesse deciso di creare un incrocio a priorità ciclistica, dando l’onda verde a chi pedala?”. La risposta che ho pensato non mi piace per niente, ma temo che si avvicini molto alla realtà di quello che sarebbe successo: reazioni scomposte da parte degli automobilisti, che accelerano all’incrocio e provocano incidenti perché vogliono bruciare il semaforo rosso. Per “guadagnare” quei 2 minuti che saranno vanificati dal traffico che essi stessi contribuiscono a creare, proprio per la loro condotta al volante.
Senza contare il fatto che, come minimo, in Italia un’innovazione di questa portata sarebbe considerata come un atto di lesa maestà nei confronti di chi è convinto che comprando un’auto abbia acquistato anche il diritto di disporre a proprio piacimento della strada e non c’è nulla di più frustrante – per chi guida un’auto – di un semaforo che diventa rosso e lo blocca per dare la precedenza a chi è in sella a una bici: perché contravviene al messaggio di tutti i martellanti spot-a-motore, presenti in ogni dove e altamente diseducativi, dove l’auto è sinonimo di libertà. Spiacenti: il solo mezzo che possa fregiarsi di questa etichetta è la bicicletta. E ci dispiace per gli altri.
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