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Chi è il responsabile del cicloturismo in Italia?

Chi è il responsabile del cicloturismo in Italia?

L’Italia è diventata una delle mete più ambite per il cicloturismo a livello internazionale. I recenti rapporti confermano che il nostro paese è al primo posto tra le destinazioni scelte per le vacanze in bici. Ma nonostante questo riconoscimento, manca una governance chiara e centralizzata che si occupi dello sviluppo e della promozione del cicloturismo a livello nazionale. Questo vuoto istituzionale rischia di frenare il potenziale di crescita di un settore in forte espansione, sia dal punto di vista economico che da quello della sostenibilità.

Governance del cicloturismo in Italia: un vuoto da colmare?

La mancanza di una regia coordinata a livello nazionale solleva una domanda chiave: chi è il responsabile dello sviluppo e promozione del cicloturismo in Italia? Attualmente, le competenze sembrano frammentate tra diversi attori. Le regioni svolgono un ruolo fondamentale nella gestione e promozione delle infrastrutture locali, tuttavia manca una visione strategica a livello nazionale.

Questo comporta, da un lato, che i cicloturisti non possano contare su un’esperienza uniforme e adeguatamente segnalata in tutto il territorio. Dall’altro, l’assenza di un coordinamento nazionale spinge ogni amministrazione comunale, provinciale e regionale a elaborare autonomamente strategie e piani d’azione, oppure, in alcuni casi, a non svilupparli affatto.

Il Ministero dei Trasporti, il Ministero del Turismo e gli Enti Locali dovrebbero lavorare insieme per definire ruoli chiari e creare un piano strutturato, simile a quello che già esiste in paesi come Francia, Spagna e Paesi Bassi, dove i Centri di Coordinamento Nazionale hanno dimostrato di funzionare con successo.

Diventare una destinazione cicloturistica richiede una struttura completa che comprenda tre elementi cruciali: infrastrutture, servizi e competenza. La Francia non solo ha soddisfatto questi prerequisiti, ma li ha anche superati e punta a diventare la principale destinazione mondiale per le vacanze in bicicletta entro il 2030.

francia in bicicletta cicloturismo Château de Chambord
Château de Chambord, photo credit D. Darrault

L’importanza di una strategia per il cicloturismo

L’importanza del cicloturismo a livello europeo è stata sottolineata dalla risoluzione adottata dal Parlamento Europeo nel febbraio 2023, che ha chiesto alla Commissione Europea di sviluppare una strategia per la ciclabilità, con l’obiettivo di raddoppiare il numero di chilometri percorsi in bici entro il 2030. Questo segna un passo importante per il riconoscimento della bicicletta non solo come mezzo di trasporto sostenibile, ma anche come risorsa economica e turistica strategica.

L’Italia, con la sua rete di percorsi ciclabili ancora frammentata e poco coordinata, può beneficiare enormemente di questa spinta europea. La promozione di una rete nazionale che si integri con EuroVelo, il progetto di rete cicloturistica che attraversa tutto il continente, sarebbe un’opportunità per stimolare il turismo attivo e rigenerativo, favorire lo sviluppo delle aree rurali e creare connessioni sostenibili tra le città.

EuroVelo mappa aggiornata 2023

EuroVelo: un’opportunità da sfruttare

EuroVelo, la rete di ciclovie che collega l’Europa da nord a sud e da est a ovest, è un progetto chiave che potrebbe trasformare il panorama del cicloturismo in Italia. Tuttavia, mentre paesi come la Francia, Germania, Spagna, Ungheria e i Paesi Bassi hanno già stabilito Centri di Coordinamento Nazionale per l’implementazione e la gestione di EuroVelo, l’Italia è in ritardo.

Creare un centro di coordinamento nazionale che possa gestire e promuovere la rete EuroVelo sul territorio italiano è essenziale per garantire una crescita strutturata del cicloturismo e collegare efficacemente l’Italia al resto d’Europa. Lo scorso mese, la FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta ha ricevuto l’approvazione dall’ECF per istituire un centro di coordinamento nazionale EuroVelo, che potrebbe rafforzare notevolmente la capacità del paese di sviluppare e promuovere il cicloturismo su scala nazionale e internazionale. Con il giusto supporto finanziario, l’ufficio di coordinamento potrebbe impiegare professionisti a tempo pieno e destinare risorse alla creazione di un database di conoscenze, utile per tutte le regioni e territori italiani.

Verso una politica nazionale sul cicloturismo

Per cogliere appieno le opportunità offerte dal cicloturismo, l’Italia ha bisogno di una politica nazionale chiara e coordinata. Questo richiede non solo l’investimento in infrastrutture ciclabili di qualità, ma anche la creazione di sinergie tra i vari enti governativi e locali. In questo contesto, il Ministero dei Trasporti potrebbe giocare un ruolo centrale nel Centro di Coordinamento Nazionale, coinvolgendo le altre istituzioni per sviluppare una strategia comune.

A giugno di quest’anno la Corte di Conti, la magistratura contabile del nostro Paese, ha sottolineato l’insufficiente coordinamento tra le Pubbliche Amministrazioni coinvolte nella realizzazione delle Ciclovie Turistiche Nazionali, elemento di particolare problematicità sul versante realizzativo, specialmente considerando le tempistiche dell’intervento PNRR sul “Rafforzamento della mobilità ciclistica”, tuttora in corso. Le lentezze procedurali osservate hanno avuto un impatto diretto sulla gestione delle risorse, con numerose criticità inerenti al loro effettivo utilizzo e indicazioni di una capacità di spesa ridotta.

A ulteriore dimostrazione che, senza una governance efficace, l’Italia rischia di perdere il treno verso un futuro più ciclabile.

Leggi anche EuroVelo: 10 punti chiave per sviluppare il cicloturismo

Commenti

  1. Davide ha detto:

    Sarebbe bellissimo se ci fosse una figura del genere, temo però che gli attuali autori delle politiche sulla mobilità siano ancora troppo sbilanciati sui trasporti a motore e non abbiano una sufficiente visione del futuro e il coraggio che necessità per accompagnarla.

  2. Volker ha detto:

    Un articolo molto valido. Vorrei aggiungere esplicitamente che c’è un stretto legame fra infrastruttura ciclabile per il trasporto e per svago. Anche questo aspetto va sottolineato.
    O detto in modo diverso: il cicloturista usa volentieri una pista ciclabile protetta costruita in città per il percorso casa – scuola/lavoro e chi va a scuola o lavoro in bici sicuramente non rifiuta una ciclabile “bella”, se disponibile.
    Penso che de fatto l’unica mappa dove sono disponibili entrambi aspetti è una mappa libera e fatta da volontari e usualmente ignorata da amministrazioni e associazioni ciclistiche. Parlo di OpenStreetMap.com (date un’occhiata alla visualizzazione “cycle map”).
    Disclaimer: sono socio attivo FIAB e contributore Open StreetMap.

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