Salute

Durability: il nuovo parametro della performance del ciclista

Durability: il nuovo parametro della performance del ciclista

Durability: un nuovo parametro per la performance del ciclista.

La prestazione del ciclismo, che è uno sport di resistenza aerobica di lunga durata, dipende da numerosi fattori, tra cui capacità cardiovascolare, polmonare, forza muscolare, capacità di resistenza alla fatica, gestione del lattato. Tutti questi aspetti, negli ultimi anni, sono stati condensati in un nuovo parametro: la durability. In questo articolo andremo a vedere cos’è la durability e come allenarla.

Perché i vecchi parametri non bastano più?

Un tempo c’era il VO2max: massimo consumo di ossigeno.

Era ritenuto il parametro principale della prestazione nel ciclismo ma negli ultimi anni il suo ruolo di gold standard è stato messo in dubbio per due motivi:

  • Il test è a esaurimento e non ha quindi una reale applicazione nella prestazione stessa, che non è mai a esaurimento. A volte atleti dotati producono valori di VO2max più bassi di quanto ci si aspetti non perché non siano performanti quando perché non sono in grado di spingersi così al limite;
  • Il VO2max ci da un’indicazione della “cilindrata” dell’atleta e quindi delle sue prospettive allenanti ma non rappresenta l’intera gamma di capacità motorie e fisiologiche che un ciclista deve mettere in campo.

Partendo dallo studio “The Importance of ‘Durability’ in the Physiological Profiling of Endurance Athletes” (Sport Medicine, 2021), si nota come negli ultimi anni si sia fatto largo un nuovo parametro di valutazione dell’atleta di resistenza: la durability.

Cos’è la durability?

Durability

Per scoprire cos’è la durability, ho chiesto il supporto della dottoressa Elisa Pastorio, che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso la Northumbria University a Newcastle Upon Tyne, con la collaborazione della British Cycling Federation. “In letteratura”, mi spiega Elisa, “il termine durability fa riferimento all’abilità dell’atleta di attenuare il deterioramento nelle variabili fisiologiche (come l’incremento della frequenza cardiaca) o di performance (come la riduzione del power output) con il prolungarsi dello sforzo fisico e quindi con l’instaurarsi del fenomeno della fatica.

Il concetto di durability indentifica dunque quel momento in cui comincia a notarsi un significativo e progressivo deterioramento nelle variabili fisiologiche e quindi anche della prestazione durante l’esercizio prolungato. Di fatto, quando un atleta compie uno sforzo che si prolunga per molte ore (come può accadere in una corsa a tappe oppure in eventi di ultracycling), la sua locomozione diventa pian piano sempre meno efficiente e le principali variabili fisiologiche subiscono un progressivo deterioramento (aumento della temperatura corporea, deplezione dei substrati energetici e in particolare di glicogeno muscolare, aumento delle catecolammine circolanti, disidratazione e cambiamenti nel sistema endocrino).

Questa alterazione nei parametri fisiologici determina di conseguenza una riduzione della velocità o comunque della potenza espressa nelle diverse zone di intensità. Di fatto, è stato verificato in letteratura scientifica che la Critical Power subisce un declino più o meno accentuato durante un esercizio prolungato a potenza costante nel dominio moderato.
Come possiamo dunque immaginare, tutto ciò si traduce in un peggioramento/compromissione della prestazione atletica e in una spiccata riduzione nel tollerare la fatica, qualità essenziale per eccellere nel ciclismo di lunga durata”.

Durability

La durability è in sostanza la capacità dell’atleta di rallentare il naturale peggioramento della sua prestazione per via del deterioramento delle sue capacità fisiologiche. Rispetto ai parametri come il VO2max, la soglia del lattato o la FTP, la durability è qualcosa che coinvolge tutti gli aspetti fisiologici e cognitivi del ciclista e diventa di primaria importanza.

“Avere una buona durability”, prosegue Elisa Pastorio, “è fondamentale per un ciclista di lunga distanza poiché gli consente di mantenere la prestazione anche in condizioni di affaticamento. La durability risulta quindi un indice di prestazione molto importante e una qualità pressoché essenziale per eccellere nelle gare di endurance, e in particolare di ultra-endurance, perché consente all’atleta di tollerare meglio e ritardare l’insorgenza di questo deterioramento delle variabili fisiologiche o più semplicemente dell’insorgere della fatica. Questa caratteristica consentirà all’atleta di mantenere un ritmo elevato per un tempo maggiore e di avere ancora qualche riserva di energia per eseguire lo sprint finale.

Di fatto, nelle moderne corse a tappe capita sempre più di frequente che dopo molti chilometri di gara la vittoria si decida allo sprint e spesso chi vince non è tanto quello più veloce sulla carta ma colui che ha tollerato meglio la fatica e che quindi riesce a dare quel qualcosa in più anche alla fine. Possiamo dunque capire come oltre ai 3 pilastri che determinano la prestazione di resistenza, ossia VO2max, % VO2max alla soglia anaerobica ed economia del gesto, spesso quello che fa la differenza nelle gare di lunga durata risiede nella capacità dell’atleta di resistere alla fatica e quindi nella sua durability. Infatti è stato visto come ciclisti appartenenti a gruppi top level sono quelli in cui avviene un minore deterioramento dei parametri fisiologici e della prestazione durante prove time trial”.

Allenare la durability

Durability

È possibile dunque allenare questo importante parametro affinché possa migliorare? “Nonostante siano ancora ridotti gli studi che hanno indagato quali possano essere i metodi di allenamento più efficaci per migliorare questa qualità, ultimamente alcune evidenze hanno dimostrato un effetto positivo dell’allenamento di forza nel migliorare la durability dell’atleta”, afferma Elisa.

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“Sembrerebbe infatti che un programma di allenamento di forza strutturato, che preveda principalmente carichi elevati ed esplosivi, possa migliorare l’economia del gesto e di conseguenza ritardare l’avvento della fatica e consentire all’atleta di riuscire ad aumentare il ritmo nei chilometri finali di gara o a sprintare sul rettilineo finale. Ovviamente è necessario che questo allenamento di forza sia ben periodizzato e si sposi perfettamente con il programma di allenamento di endurance dell’atleta, per evitare effetti avversi.
Oltre all’allenamento di forza, anche l’introduzione di allenamenti intervallati ad alta intensità (High Intensity Interval Training) sembrerebbe apportare adattamenti neuromuscolari positivi nel contrastare l’insorgenza della fatica negli sforzi di lunga durata”.

Ma, come diceva Seneca: “Non esiste vento a favore per il marinaio che non sa dove andare”. Per cui, prima di partire con l’allenamento della durability, dobbiamo conoscere il nostro livello di partenza. Ma come quantificare/monitorare la durability di un atleta? “Attualmente il metodo più utilizzato per stimare la durability di un atleta consiste nel testare l’atleta attraverso dei time trial (per esempio valutare la potenza espressa durante 20’ svolti al meglio possibile) oppure dei time to exhaustion a potenza fissa eseguiti al termine di un esercizio prolungato affaticante” risponde Elisa.

“Ovviamente se l’atleta presenta un time to exhaustion più lungo a parità di intensità o se innalza la potenza media durante la prova time trial si potrà ottenere un indice di miglioramento della sua resistenza alla fatica e quindi della sua durability. Monitorare nel tempo questo parametro, insieme alle altre variabili fisiologiche, può risultare interessante per comprendere meglio i progressi o i regressi dell’atleta nel corso della stagione agonistica ma anche nel corso della sua intera carriera sportiva”.

Durability: la profonda differenza tra uomo e donna

La durability è un parametro fondamentale ma è anche estremamente legato al genere. Elisa sta svolgendo delle ricerche appunto sulla differenza di durability e della sua allenabilità tra uomo e donna. “Si, in letteratura scientifica sono presenti alcune evidenze che riportano una maggiore resistenza alla fatica e quindi un minore decremento di potenza/velocità nelle donne rispetto agli uomini a seguito di sprint ripetuti nel ciclismo e nella corsa, associato a una più rapida capacità di recupero di forza e di potenza nel periodo di riposo tra uno sprint e l’altro, probabilmente dovuta a un ridotto decremento di glicogeno muscolare e un minore accumulo di lattato ematico nelle femmine.

Anche per quanto riguarda sforzi continui e prolungati sia nel ciclismo e nella corsa, la maggior parte delle evidenze mostrano che le femmine sperimentano un minor livello di affaticamento neuromuscolare rispetto agli uomini, probabilmente associato a un minor accumulo di metaboliti, a una maggiore capillarizzazione e ossigenazione muscolare, oltre che una maggiore capacità di utilizzare i grassi come fonte energetica.

Come implicazione pratica questi risultati potrebbero suggerire che le donne, avendo una maggiore capacità di resistere alla fatica e un recupero più veloce, ma anche per il semplice fatto di essere anatomicamente e fisiologicamente diverse rispetto agli uomini, avrebbero necessità di allenarsi in maniera differente rispetto ai maschi (per esempio riducendo il recupero tra uno sprint e l’altra o aumentando l’intensità delle ripetute) in modo da avere sempre uno stimolo allenante idoneo per creare un adattamento positivo. Purtroppo, però ad oggi la maggior parte delle atlete si allena in maniera pressoché simile ai colleghi uomini proprio perché mancano gli studi, le evidenze e le competenze per personalizzare l’allenamento sulla base delle specifiche caratteristiche anatomiche, fisiologiche e psicologiche che contraddistinguono il sesso femminile”

Concludendo

Campus Bike Convention

Abbiamo visto che la durability è un parametro fondamentale e il suo impatto sarà sempre più importante nel futuro. Il tema della durability verrà ampiamente trattato dalla dottoressa Elisa Pastorio a Campus Bike Convention, il primo evento formativo su ciclismo e performance mai realizzato in Italia, che si terrà a Bologna il 2-3 Dicembre. A Campus troverai alcuni tra i più importanti esperti mondiali della scienza del ciclismo e più di 30 workshop su biomeccanica, allenamento, performance, nutrizione e preparazione atletica, per passare dalla teoria alla pratica.

Per partecipare, clicca qui: convention.campus.bike

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