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Per un Codice della Strada davvero a misura di bici e persone

Per un Codice della Strada davvero a misura di bici e persone

La cronaca irrompe nell’ovattata aula della Commissione Trasporti della Camera martedì 5 marzo all’ora di pranzo, proprio mentre sono in corso le audizioni delle associazioni di quel variegato mondo che è la bicicletta: Simona Larghetti, prima di iniziare il suo intervento per Salvaiciclisti, comunica ai parlamentari che qualche ora prima proprio a Roma – a pochi chilometri da Montecitorio – c’è stata l’ennesima persona investita e uccisa in bicicletta. Un uomo di 72 anni pedalava, un altro di 25 in auto lo ha centrato in pieno sul rettilineo di Viale dell’Archiginnasio, strada che fa parte del cosiddetto “circuito” di Tor Vergata, dove molti ciclisti amatoriali si allenano. Le immagini non hanno bisogno di ulteriori commenti:

E talvolta vengono uccisi: era successo anche nel 2013, proprio in quella strada. Succede ovunque in Italia, per quasi 300 volte l’anno. E poi ci sono le migliaia di feriti e le loro vite che continuano, ma menomate e stravolte. Per Salvaiciclisti erano presenti all’audizione anche Sabrina Grisoli, Sandro Calmanti e Paolo Bellino e le richieste sono state depositate in un documento tecnico, pubblicato anche su Facebook:

Ecco: è bastato riportare questo fatto di cronaca davanti a un consesso formale e piuttosto ingessato per alzare il livello dell’attenzione dell’uditorio, che come per magia ha smesso all’unisono di compulsare i cellulari e si è fermato ad ascoltare. La morte non bussa, non chiede il permesso: è la più grande incognita con cui bisogna fare i conti, ma troppo spesso per i ciclisti è solo una questione di tempo. Le statistiche dicono un morto ogni 35 ore: speriamo sempre di non essere il prossimo, ma io questa cosa sono anni che la scrivo ormai da anni e noto che nulla è cambiato.

La bicicletta, come ormai ampiamente dimostrato, è il mezzo di trasporto capace di raggiungere almeno tre obiettivi: migliorare il traffico, migliorare la sicurezza delle strade, migliorare la salute delle persone che la utilizzano. Praticamente, come abbiamo sottolineato più volte anche qui su Bikeitalia, è come un farmaco che può guarire una società malata di smog e sedentarietà. Ma lo Stato Italiano non solo non la prescrive: non mette in condizione le persone di poterla utilizzare in sicurezza, bloccandone di fatto la diffusione su larga scala.

Le battaglie di molte associazioni audite poggiano su una piattaforma comune di richieste: Anna Becchi ha portato la voce delle “Famiglie senz’auto” che come primo punto chiedono la pedonalizzazione davanti alle scuole; Anna Gerometta di “Cittadini per l’Aria” ha continuato a spingere per vietare i diesel in città illustrando i dati della campagna “NO2, No Grazie”, che dimostrano quanto i nostri polmoni e la nostra salute siano messi a repentaglio da un sistema sbagliato di mobilità che mette ancora oggi al centro il mezzo privato motorizzato alimentato da combustibile fossile.

La FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) in rappresentanza dei suoi 18.300 iscritti ha mandato una delegazione composta da Edoardo Galatola, Enrico Chiarini e Valerio Montieri: il corposo documento che hanno depositato (ben 23 cartelle) appare come un compendio ragionato sul tanto che c’è ancora da fare e mette in chiaro i punti da cui partire. Le due direttrici sono la safety in numbers (più ciclisti, più sicurezza) e la riduzione delle velocità di punta specie nelle aree urbane. Quindi sì a zone 30 con doppio senso ciclabile e apertura delle corsie preferenziali alle bici, svolta continua a destra per le bici e controlli elettronici della velocità, anche attraverso l’adozione sui mezzi a motore del dispositivo ISA (Intelligent Speed Adaptation) che era stata la prima richiesta della Fondazione Michele Scarponi, della Fondazione Luigi Guccione e della Rete Vivinstrada. Proposta su cui è in corso anche una petizione online su Change.org:

TUTTI PER ISA, ISA PER TUTTI: FIRMA LA PETIZIONE

Per Italian Cycling Embassy Andrea Colombo ha sottolineato la comunione d’intenti tra le tante sigle presenti in audizione: chi promuove la ciclabilità e la pedonalità, per avere spazi urbani più inclusivi e sicuri, ha un orizzonte comune fatto innanzitutto di meno auto in circolazione, più trasporto pubblico, riduzione delle emissioni e ampliamento degli spazi pedonali e ciclabili. Nonostante le differenze è arrivato il momento di unire le forze, tutti insieme, perché il Codice della Strada è un testo fondamentale che può e deve cambiare in meglio per chi cammina e chi pedala. Uniti possiamo farcela, divisi continueremo a essere soli.

Anche Bikeitalia è stata audita alla Camera, clicca qui!

Commenti

  1. Peak ha detto:

    Quando si decideranno ad obbligare in fase di omologazione sulle vetture i sensori anti collisione e limitatori di velocità!
    Invece di perdere tempo a sviluppare piloti automatici! Almeno per adesso , per lo sviluppo di auto pilota ci sono troppi parametri da settare , invece per i sensori anti collisione e limitatori è fattibile e costa nulla rispetto al pilota automatico!
    L’ auto a velocità ridotte consuma ed inquina meno ed eventuali collisioni provoca meno danni , si è fatto ricerche in 30 anni per la sicurezza di chi guida ma mai per i danni che può provocare chi guida!
    Pensateci bene !!! Se prendiamo la strada della sicurezza attiva della velocità ridotta e vari sensori contro collisioni risolvi pure il problema sicurezza del guidatore!!!
    Meditate!!!

  2. Manuele ha detto:

    L’italia ha troppe vittime causate dagli incidenti stradali, questo é il problema in questione da risolvere.
    Sebbene i comportamenti scorretti siano tipici di TUTTI gli utenti della strada, é innegabile che i morti pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti sono causati principalmente da distrazione e eccesso di velocità da parte dei conducenti dei veicoli motorizzati. Per non parlare dei problemi ambientali e dello smog che ogni anno mietono più vittime di ogni altra calamità o guerra.
    Adesso si tratta di trovare una soluzione nell’immediato: bisogna rendere l’esame pratico della patente più severo con prove di guida in condizioni particolari (vedi Finlandia) e magari aggiungere alle 6 ore obbligatorie di guida anche 1 ora obbligatoria di bicicletta per toccare con mano quali siano i rischi e una volta al volante avere più comprensione per chi é in sella, si possono fare più sanzioni, creare zone 30km/h e più aree pedonali.
    Non ci sono diritti d’autore su ciò che ho scritto, sarei ben felice se si spargesse la voce magari con il Ministero dei Trasporti

  3. Ciclista Sdraiato ha detto:

    Purtroppo siamo un paese drogato dalla motorizzazione di massa a fini puramente economici: l”auto e il suo indotto muovono tanti bei dindini e spegne altrettanti cervelli. Credo che non ci sia altro da fare che associarsi e continuare a pedalare, anche alla faccia della legge debole con i forti e forte con i deboli

    Per farci due risate, sempre alla faccia loro: https://youtu.be/CDafMzo4HO8
    Altro che cartolina!

  4. Maurizio Lombardo ha detto:

    io sono razzista, si lo ammetto e voglio GRIDARLO, sono convinto che noi itagliani siamo geneticamente inferiori al resto dell’umanità, il motivo di questa mia convinzione e data dal fatto che vedo le buone idee sempre boicottate da prepotenti buro-politici, che ti guardano con sufficienza, e con arroganza giudicano, in questo caso, noi ciclisti, ci vedono come dei bambinoni che vanno in giro con le biciclette a divertirsi a dar fastidio agli automobilisti, magari con la cartolina tra i raggi x far rumore.
    ci vietano di usare l’auto ma poi non ci danno alternative alla mobilità, così da costringerci ad acquistare le molto + inquinanti auto ibride o elettriche.
    una mobilità a misura d’uomo qui in itaglia la vedo come un miraggio.
    scusate lo sfogo, ma quando sei inseguito dai ghisa, perchè stai usando la sicura corsia preferenziale e come alternativa ti indicano una strada trafficata, con pavè e rotaie comprendi la fuga di cervelli.

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