La diatriba è sempre aperta: la fibra di carbonio è davvero l’unico materiale per chi desidera leggerezza e performance? Oppure è, come dicono in molti, una questione di “gamba”? L’acciaio è un materiale che non ha più niente da dire nel mondo delle corse? Queste e altre domande ci ronzavano in testa da parecchio tempo, così abbiamo deciso di effettuare un test comparativo tra due bici identiche nell’allestimento, ma con materiali differenti: una in fibra di carbonio e l’altra in acciaio di alta qualità.
L’obiettivo è di confrontare i telai secondo diversi parametri: la performance, le sensazioni in sella, la guida e la polivalenza su percorsi diversi. I risultati sono stati sorprendenti ma non troppo.
Indice
• Le bici in test
• Geometrie a confronto
• Il test
• Test 1: performance
• Test 2: guida
• Test 3: sensazioni
• Test 4: polivalenza
• Analisi finali
• Concludendo
Le bici in test
Per effettuare un test dedicato alla performance, abbiamo puntato su due bici top di gamma, che possono tranquillamente essere usate per affrontare una granfondo e trovare spazio nella scuderia di ciclisti su strada che amano gareggiare o comunque pedalare tanto e forte. Per questo ci siamo rivolti a Wilier Triestina e la scelta è caduta su:
• CentoS1R: un telaio in fibra di carbonio alto modulo monoscocca da 60 TON, con forcella a steli dritti (anch’essa in composito). Una “macchina da guerra”, pensata per la competizione e per massimizzare ogni watt di energia espresso sui pedali;
• Superleggera: una rivisitazione in chiave moderna di un classico della casa veneta, la famosa ramata. Realizzata in acciaio per uso ciclistico Columbus SLX con congiuzioni saldobrasate “alla vecchia maniera”, con forcella nel medesimo materiale e con gli steli curvati;
Per mettere entrambe le bici sullo stesso piano le abbiamo montate con un gruppo top di gamma: il Campagnolo Record.
Nello specifico:
• Guarnitura: Campagnolo Record 55×34
• Cassetta: Campagnolo Record 11v 11-28
• Ruote: Shamal mille
Il peso delle bici (pedali inclusi) si è attestato a 6,5kg per CentoSR1 e a 7,2kg per la Superleggera.
Geometrie a confronto
Il primo confronto non è su strada ma è direttamente in “negozio”. Essendo le due bici in prova pensate per gareggiare, proviamo a confrontarne le geometrie e le scelte costruttive.
Partiamo dalle differenze progettuali.
Il telaio in composito della Cento SR1 presenta i foderi posteriori asimmetrici, per contrastare il carico applicato sul lato della trasmissione. Il passaggio cavi è interno, la serie sterzo integrata e il movimento centrale di tipo Press-Fit.
Nel caso della Superleggera, i foderi posteriori sono simmetrici e dotati di forcellini orizzontali saldobrasati (quindi non sostituibili). La serie sterzo è di tipo tradizionale filettato con cannotto a unico diametro e il movimento centrale filettato.
Confrontiamo ora le geometrie (le bici erano taglia 52):
Piantone | Oriz. | Ang.Piantone | Ang.Sterzo | Carro post. | |
CentoS1 | 52 cm | 54,1 cm | 74° | 72.5° | 40.5cm |
Superleggera | 52 cm | 53,5 cm | 74,5° | 71.5° | 40.5cm |
La cosa che si nota immediatamente è che la CentoSr1 presenta un tubo orizzontale più lungo. In questo modo si consente al ciclista di allungarsi di più sul telaio (a parità di lunghezza di stem) e ottenere così una posizione più aerodinamica.
Dato che entrambe i mezzi sono dedicati alla performance, presentano identica lunghezza di carro posteriore, per ridurre le deformazioni elastiche. Curiosa è invece la distribuzione degli angoli del telaio: la CentroSr1 ha un tubo piantone lievemente più verticale ma un angolo di sterzo più aperto. Differenze così minimali non hanno un grande impatto sulle sensazioni in sella, per cui il materiale del telaio invece può considerarsi come la vera grande variabile di questo test.
Il test
La filosofia alla base di questo test non è stata quella di trovare un materiale “principe” per i telai nel mondo delle bici da corsa, bensì quello di trovare i punti forti e deboli di entrambi. Infatti è impossibile che un materiale sia meglio dell’altro in ogni situazione. L’importante per noi era capire in quali condizioni la fibra di carbonio fosse meglio dell’acciaio e viceversa, in modo da consigliare con cognizione di causa l’acquisto di un telaio sulla base delle esigenze di ciascun ciclista. Per questo abbiamo letteralmente messo alla corda le due bici per un mese, “pedalandole” per 1000km ciascuna, percorrendo i medesimi percorsi, con dislivelli identici.
L’obiettivo è stato quindi di rispondere alle seguenti domande:
• Performance: qual è il materiale più adatto per spingere come se non esistesse un domani?
• Guida: come si comportano i due materiali in curva, quale la tenuta di strada, come rispondo a buche, dossi, cambi di direzione e strappi improvvisi?
• Sensazioni: come ci si sente una volta in sella a ciascun materiale?
• Polivalenza: qual è il materiale che offre un rendimento uniforme in diverse circostanze (allenamento, ultracycling, bike to work)?
Test 1: Performance
Performance è una parola che in sé racchiude moltissime variabili. Significa massimizzazione dell’energia espressa sui pedali e di conseguenza richiede un telaio rigido, che non si deformi (a ogni deformazione elastica corrisponde in equal misura una dispersione di energia). Inoltre il telaio deve essere leggero, perché “quello che non c’è” non si deve portare su in salita. Infine le geometrie devono essere raccolte, con angoli dei tubi chiusi, per consentire al ciclista di adottare una posizione il quanto più confortevole possibile. Solitamente maggiore è la propensione di un telaio alla performance, minore è la comodità.
Abbiamo messo alla prova i due materiali su un percorso da granfondo di circa 90km, con un dislivello positivo totale di 1090mt: la salita alla Madonna del Ghisallo e ritorno. Per essere i più scientifici possibili, abbiamo registrato tempi, velocità massime, battiti del cuore e calorie bruciate.
I risultati sono stati i seguenti:
Tempo Tot. | Velocità max | Velocità media | Bpm max | Bpm medi | Calorie | |
Wilier CentoSr1 | 3:10 | 65km/h | 28.4km/h | 153 | 81 | 1351 |
Wilier Superleggera | 3:37 | 58km/h | 24.7km/h | 157 | 85 | 1385 |
Lo stesso percorso, effettuato con le due bici dallo stesso ciclista, ha evidenziato come con il telaio in fibra di carbonio sia stato possibile non solo diminuire il tempo massimo di percorrenza ma anche abbattere il consumo energetico, sia in termini di calorie effettivamente bruciate, sia come battiti del cuore. Inoltre sulla stessa lunga discesa, la bici con il telaio in fibra di carbonio (grazie alla conformazione del telaio e alla posizione più aerodinamica in sella), ha consentito di raggiungere una velocità massima di ben 7km/h più alta rispetto a quella raggiunta con il telaio in acciaio. Il tutto sempre rimanendo all’interno della soglia di attenzione.
I dati numerici non lasciano scampo: la bici con telaio in fibra di carbonio è sicuramente più performante, consentendo di tenere velocità di crociera più alta con un dispendio energetico minore.
Ma i dati numerici non sono tutto, perché noi siamo esseri umani, dotati di un corpo fatto di muscoli, ossa e tendini e di un cervello che registra sensazioni ed emozioni. Il telaio in composito infatti è risultato molto rigido e questo ha pagato sul lungo periodo. Alla fine del tracciato infatti, nel caso del telaio in fibra di carbonio ho accusato qualche dolore ai muscoli lombari e ai polsi. Se da un lato il dolore ai polsi può essere determinato da una mia rigidità per via dell’elevata velocità in alcuni punti (non sono un discesista), il dolore alla schiena è dovuto alla posizione molto aggressiva in sella e ai colpi che il tubo piantone distribuiva al tronco. Nel caso del telaio in acciaio non ho accusato dolori. Tenete a mente questa considerazione, perché l’approfondiremo più avanti.
Test 2: Guida
Una delle cose che s’insegnano subito ai ciclisti in erba è che bisogna far fare alla bici ciò che si vuole e non lasciarsi guidare da quest’ultima. Ciò è vero ma fino a un certo punto: una bici, per via della sua struttura e design, offre risposte particolari e un feeling unico e il materiale del telaio gioca un ruolo importante in tal senso.
Partiamo con la bici con la Superleggera. La tenuta di strada è sempre stata ottima, sia in condizioni asciutte che sotto una pioggia sferzante (in quel caso mi hanno più impaurito le piste frenanti in carbonio, ma è un altro discorso). La reattività del telaio è stata sempre buona, anche quando mi alzavo sui pedali per spingere. In curva la bici è sempre stata molto prevedibile, anche se con la forcella tradizionale si perde sicuramente qualcosa nella pulizia delle traiettorie: si può comunque valutare un upgrade, installando la sola forcella in composito a steli dritti sul telaio in acciaio. La presunta pesantezza del telaio mi ha invece fatto sempre sentire “incollato” alla strada, senza avvertire sbandamenti o squilibri di sorta. Anche montando una borsa da sella in stile bikepacking, la guidabilità della bici non ha subito variazioni sensibili.
Diverso è il discorso per la CentoSR1. Non ho mai pedalato su un telaio così reattivo: alzandomi sui pedali sentivo come se il carro posteriore mi seguisse e mi permettesse di spingere più del dovuto. Inoltre ho notato che con la bici in composito ho sempre mantenuto velocità medie di percorrenza più alte del solito. Però l’eccessiva leggerezza del telaio mi ha destabilizzato: durante la prima uscita mi sentivo poco sicuro, avevo come l’impressione di scivolare e di sbandare a ogni curva. Prendere confidenza con il mezzo ha richiesto del tempo, soprattutto quando ho montato la borsa da bikepacking, poiché, nonostante il fissaggio certosino, sbandava a più non posso e abbatteva la guidabilità generale.
Test 3: Sensazioni
Le sensazioni sono univoche e personali, ma i materiali del telaio tendono a regalare le stesse emozioni a più ciclisti.
Il telaio in composito mi ha regalato emozioni positive e negative. Da un lato mi sono sentito potente e forte: ho spinto rapporti che con la bici in acciaio non ho usato così tanto, ho tenuto medie di percorrenza mai viste e sentivo di arrampicarmi sulle salite senza grandi difficoltà. Dall’altro la leggerezza estrema mi ha fatto sentire insicuro all’inizio, soprattutto quando il fondo era bagnato. Questa situazione ha innescato un circolo vizioso: meno mi sentivo sicuro, più m’irrigidivo e più m’irrigidivo e meno era guidabile la bici. Questo ha fatto sì che all’inizio avvertissi dolori alla schiena e ai polsi, che di solito non provo (entrambe le bici sono state regolate biomeccanicamente prima di usarle). Dopo un periodo di rodaggio i dolori ai polsi sono spariti ma sono rimasti quelli alla schiena, dovuti alla rigidezza del telaio e ai contraccolpi che dal tubo piantone si trasmettevano alla sella a ogni buca. L’imprevedibilità della bici in curva mi ha un po’ sconcertato all’inizio.
La Superleggera in acciaio invece mi ha regalato immediatamente una sensazione di comodità. Mi sono sentito subito ben messo. Non ho mai superato le quattro ore di pedalata continua ma sono convinto che sul lungo termine il telaio in acciaio si sarebbe rivelato più comodo e confortevole di quello in fibra di carbonio. I contraccolpi erano decisamente minori, così come la mia rigidità in sella. Unica pecca la scarsa prevedibilità della forcella in curva. Inoltre, il fatto di avere una serie sterzo filettata anziché ahead ha richiesto maggior tempo di settaggio biomeccanico rispetto alla bici in composito.
Test 4: Polivalenza
Il test della polivalenza serviva soprattutto a dare indicazioni precise sul comportamento dei materiali in ambiti diversi dalla performance. Infatti spesso i ciclisti possiedono solo una bici, con la quale si allenano, fanno gare, vanno in giro e magari si recano al lavoro, per cui l’obiettivo principale (pedalare tanto e forte) non è l’unico metro di giudizio.
Abbiamo testato entrambe le bici in diverse situazioni e questo è stato il responso:
• Pavé: ho affrontato una lunga discesa in pavé della mia zona, lunga circa 2km, con le due bici. In entrambi i casi, per via dei copertoncini da 23 gonfiati a 10bar e dei cerchi in carbonio, le bici si sono comportate da shaker che mi hanno scosso le ossa. Però nel caso dell’acciaio mi sono sempre sentito sicuro e ben posizionato in bici. Con il telaio in fibra di carbonio invece a un certo punto le vibrazioni erano più vigorose;
• Sterrato: pensate al Colle delle Finestre, la salita epica delle Alpi piemontesi che termina con un tratto di puro sterrato. Come si comporterebbero le due bici? Ho simulato la cosa affrontando una salita sterrata (con fondo in brecciolino, niente sterrato da mtb). Anche qui entrambe le bici vibravano molto ma la Superleggera era molto più comoda. In questo caso, per superare i 4,5km della salita del cancello di Montevecchia, ho impiegato 16:25 minuti con la CentoSr1 in composito (con una media di 16,4 km/h) mentre con la Superleggera in acciaio ho impiegato 15:12 minuti con una media di 17,8 km/h. Quindi in una situazione del genere la bici in acciaio si è rivelata più performante;
• Bike to work: per un mese di fila mi sono recato al lavoro con le bici, alternadole ogni giorno. In entrambi i casi ero dotato di una borsa da bikepacking da sella, del peso di circa 5-7kg, con all’interno il pranzo, i vestiti di ricambio e altri accessori. Con la bici in fibra di carbonio ho tenuto una media decisamente più alta, coprendo i 15km di distanza con una media di 32 minuti (una velocità di 28km/h di media). Con la bici in acciaio ne ho impiegati in media 35, con una velocità media di 25,7. Quindi in sostanza ho risparmiato circa 90minuti in 15 giorni, utilizzando la CentoSR1.
Analisi finali: a chi serve cosa?
Proviamo a tirare le somme di questo esperimento. Partiamo da una prima considerazione: l’acciaio non è morto. Se è vero che sul lato della performance questo materiale non riesce a reggere il confronto con un telaio in fibra di alta gamma, si è rivelato più confortevole e con una guidabilità eccelsa. Sulle lunghe percorrenze la differenza in termini di tempo con la fibra di carbonio si è andata assottigliando sempre più, mentre la comodità e le sensazioni fisiche in sella erano migliori.
Il telaio in fibra di carbonio della CentoSr1 ha invece fatto alla grande quello per cui è nato: farmi spingere sui pedali come mai prima d’ora, farmi macinare chilometri alla massima velocità possibile, diminuire le medie di percorrenza, mantenere più bassi i consumi energetici. Dall’altra però la leggerezza, la rigidità del telaio e le geometrie molto nervose hanno richiesto un periodo di adattamento e di confidenza.
Da questo test abbiamo capito che la fibra di carbonio, soprattutto alto modulo, va benissimo se l’unico obiettivo è la performance. Se si fanno gare e solo quelle e si vuole vincere, allora non si può non scegliere un telaio in composito, aerodinamico e leggero.
Se invece si vuole gareggiare ma magari senza ambizioni di successo oppure affrontare randonnée ed eventi di ultracycling, l’acciaio è sicuramente più indicato. Il peso maggiore si traduce in una migliore comodità e alla lunga il gap prestazionale tra i due materiale va assottigliandosi, poiché entra in gioco una componente che nessun materiale al mondo potrà mai cancellare: la fatica.
Infine, se desiderate possedere solo una bici da corsa e con quella farci di tutto, gare, randoneé, ultracycling, giri con gli amici e bike to work, il mio consiglio spassionato è il seguente: prendete una bella bici in acciaio di qualità come quello della Wilier Superleggera, meglio se con telaio su misura realizzato da un telaista o da una casa che sappia il fatto suo. Potreste così comprare la bici della vita.
Concludendo
Con questo articolo non crediamo certo di spegnere il fuoco della diatriba “acciaio vs carbonio” ma speriamo di aiutare tutti i ciclisti indecisi nello scegliere il materiale della bici. Vi lascio con una considerazione: siete sicuri che la fibra di carbonio, pensata per i professionisti seguiti da uno stuolo di meccanici, medici e massaggiatori, allenati, sponsorizzati e pagati, sia la scelta giusta per voi? Siete davvero sicuri che tutte le scelte fatte dai pro rider, siano le migliori anche per voi?
Probabilmente avrebbe avuto molto più senso che la bici in acciaio fosse una inox saldata tig e con forcella in carbonio: è chiaro, infatti, che non si tratta tanto di questione di peso quanto di dispersione di potenza.
Il telaio Wilier in acciao fatto da EPOCA BIKES
è già la terza volta che mi imbatto in questo articolo, per il semplice motivo che ho desiderio di comprarmi non tanto la bicicletta definitiva, ma alomeno una bella bicicletta che mi accompagni per anni cercando di infischiarmene dell’evoluzione ch presto ci porterà a monocorona a 15 velocità con catenelle esili come quella dello sciacquone ed infine ho deciso: mi cerco un bel telaio in acciaio e me lo allestisco e vernicio a mio piacimento, questo per la bici da corsa.
per quanto invece riguarda la mtb: tanto per fare un termine di paragone buttato li e magari stimolare una comparativa:
ero partito col desiderio di andare a provare una Santa Cruz Chameleon 29: 12.5 kg di bicicletta in alluminio in 2 livelli di allestimento da circa 1600.00 euro a circa 2500.00 euro. girando girando girando mi imbatto in una TRANSITION VANQUISH 29 in carbonio: geometrie sovrapponibili alla Chameleon, allestimento top e peso di 11.4 kg, ………. alla modica cifra di 3600 euro circa. ma a me la plastica proprio non va giù e sebbene sia ormai conclamato essere il miglior materiale sia per prestazioni che per adattabilità della lavorazione alle esigenze (ci fanno compenenti per armi assolutamente non esenti da sollecitazioni quindi… figuriamoci una bicicletta, , ho tirato fuori l’ultima scusa dal mio repertorio ” chissà che la resina che lo compone a lungo andare non degradi, diventando fragile e rigida col freddo, cuocendosi sotto l’azione del sole e degli ultravioletti? no no no non mi fido della plastica” e quindi… vediamo cosa si propone l’acciao in ambiente MTB? varia di qua varia di la infine mi imbatto nella perfezione per quel che intendo io per andare in MTB a sputare sangue in fossi fango salite e discese (non pistini e fettucciati vari): una PACE RC 127 in acciaio, udite udite 11,6 kg cioè il peso di una già buona xc 26″ in alluminio di 10 anni fa …. in vari livelli di allestimento, escludendo il più basso, che comunque sono quasi 3000 cucuzze, gli altri due picchiano sui 3500-4500….. e scusate se è poco, percui alla fine ho dato un posto alle 3 biciclette, abbastanza sovrapponibili per ciclistica e quindi destinazione d’uso. Chameleon 29″……. il compromesso a portata di tasca, VANQUISH 29″ “l’arma totale” e RC 127 “per distinguersi facendo finta di fregarsene”
Scusa, ma per quelle cifre perché non te la fai fare su misura da un telaista?
hai pienamente ragione……. ma sai qual’è il nocciolo della questione? che tutte e tre sono ben al di sopra delle mie doti atletiche attuali e sono pure perplesso sul reale potenziale di recupero percui te le vedi già fatte e ti prende la voglia, esorcizzi la paura di non avere più il tempo, l’età e la tenacia di allenarti ed andare come 10 anni fa spendendo d’impulso un putxxxio di soldi in qualcosa che ti fa illudere…… mentre per pensare di andare da un telaista ci ragioni e dici ” ma dove voglio andare mi piglio la chameleon che è già fin troppo e non se ne parla più senza pensare alla “fatica” dell’alluminio, alle pietre contro il carbonio ed alla ruggine dell’acciaio, che alla fine la fatica le pietre e la ruggine le patirò di più io di qualsiasi delle tre biciclette
Se posso consigliare.
Niner Sir 9 in acciaio una bici al top. La mia era montata cosi:
Xtr / Fox da 100 / thomson/ reggisella della niner RDO / smp 209 lite
Ruote della Santa Cruz in Carbonio/gomme specialized da 2.3
Se prende questo telaio con la Fox un gruppo monocorona sram da 10-50 anche base+ i freni xt/ pedali xt/ reggisella RDO la sella che vuole e 2 ruote Hope con cerchio Stans Crest e raggi DT revolution da 2/1.7 con i nippli in ottone + le gomme della Specialized non le SWorks ma le comp….ha un missile sotto il sedere.
Poi mi sono buttato sull’ Enduro ma per pedalare senza pensieri e divertirsi la Niner era fenomenale. Un cuscino, una facilita’ di guida… Mamma mia che bici.
Partedo dal resupposto che non sono u ciclista da Milano sanremo ne da cronoscalata 8seppur amatoriale) che se pago profumatamente una bicicletta questa sarà superiore al mio livello anche fosse di legno, credo che l’acciaio di qualità possa fare al caso mio ed ha pure un fascino che le biciclette di plastica non hanno
Ciao, beh non facendo gare e subendo il fascino dell’oggetto bici in tutte le sue forme devo dire che questo articolo l’ho trovato davvero molto interessante, grazie! Devo dire che i vantaggi dell’acciaio evidenziati nell’articolo li provo personalmente quando esco con una bici anni ’90 con telaio Columbus in alternativa a quella con cui mi alleno di solito che è in alluminio/carbonio. Sono anche io tra quelli fortemente tentati di acquistare una full carbon, devo dire che la mia MTB ha il telaio in carbonio ed è molto comoda oltre che leggera, ma su strada ho capito che le cose stanno molto diversamente. Alla fine sono anche io come un altro lettore che ha lasciato un commento, uno che se potesse avrebbe una bici di ogni tipo e materiale…
Un commento scemo: quella in composito sembra la bici di robocop, la “ramata” è di una bellezza innegabile!