La bici come terapia? In Italia potrebbe far risparmiare almeno 905 milioni di euro all’anno

Da sempre in Bikeitalia siamo convinti che la bici come terapia possa diventare uno strumento per la riduzione della spesa sanitaria e per migliorare il benessere e la salute dell’intera popolazione. Con questo articolo però vogliamo andare più nel dettaglio e calcolare a quanto potrebbe ammontare il beneficio determinato dall’incremento dell’uso della bici.

Sguardo d’insieme

In Italia vivono 60.5 milioni di persone. Di queste:

  • 10 milioni sono minorenni
  • 35.5 milioni hanno tra i 18 e i 65 anni e sono considerate adulte
  • 15 milioni hanno più di 65 anni e sono considerate anziane

bici terapia

Diabete: 86 milioni di euro risparmiati

Il diabete mellito di tipo 2 è la patologia cronica più diffusa in Italia, con un’elevata incidenza sui costi sociali (fonte Istat). Si stima che in Italia il 5,3% della popolazione sia diabetica e il trattamento della patologia ha un costo per il sistema sanitario nazionale pari a 1073 milioni di euro anno. In media il SSN spende 2700€/anno per il trattamento di ciascun diabetico.

La popolazione più soggetta allo sviluppo del diabete è la fascia di anziani >65 anni, anche se la fascia adulta 40-59 tende sempre di più a vivere in condizioni di prediabete. Per la prima fascia l’attività fisica è fondamentale per tenere sotto controllo i sintomi mentre per la secondo è opportuno valutare un’attività fisica che prevenga che si instauri la malattia.

In Italia al momento abbiamo 3 milioni di diabetici. Se riuscissimo a rendere l’attività fisica in bici un’abitudine per l’1% della popolazione patologica avremmo un risparmio di 86 milioni di euro all’anno.

Infarto acuto del miocardio: 585.000€ di risparmio all’anno

Le patologie dell’apparato cardiocircolatorio, siano esse croniche che acute, sono tra le principali cause di morte in Italia. Secondo l’Istat ogni anno in Italia ci sono 160.000 ischemie del miocardio (comunemente dette infarto), di cui 40.000 fatali. Un italiano ogni 412 è a rischio infarto. Il trattamento e l’ospedalizzazione degli infartuati ha un costo annuali pari a 261 milioni di euro, con una ricaduta per ogni infarto di 1630€.

La popolazione più esposta al rischio di infarto acuto è quella anziana. La popolazione adulta 40-59 anni deve comunque essere seguita per mantenere in efficienza l’apparato cardiovascolare e ridurre l’incidenza di arteriosclerosi e aterosclerosi, che sono la premessa per lo sviluppo di un’ischemia acuta.

Prendendo in esame i 15 milioni di over 65 in Italia, dei quali 36.407 a rischio infarto. Se immaginiamo di mettere in sella anche solo l’1% di queste persone a rischio avremmo riusciremmo a evitare 364 casi all’anno, con un risparmio di 585.000€ all’anno di costi sanitari.

Frattura del femore: 288 milioni di euro risparmiati con la bici

Le fratture del collo del femore sono spesso dovute a cadute accidentali per la perdita dell’autonomia dell’anziano. La presenza di elementi multifattoriali come osteoporosi e perdita dell’autonomia portano l’anziano a cadere a terra con esito spesso traumatico e necessità di ricovero. Si stima che il 35% degli anziani sopra i 65 e il 50% degli anziani sopra gli 80 anni vivano un episodio di caduta traumatica. Di questi il 10% ha necessità di intervento chirurgico. Nel caso di protesi al collo del femore il costo per il sistema sanitario è di circa 5.500€ a intervento. 

Prendendo in esame i 15 milioni di anziani italiani, attualmente 5,2 milioni sono a rischio caduta e conseguente frattura del femore. Sempre immaginando di riuscire a rendere fisicamente attivi con la bici solo l’1% di tutta la popolazione a rischio, riusciremmo a evitare  52.500 fratture (e conseguenti operazioni chirurgiche), con un risparmio di 288 milioni di euro

Depressione e ansia: ogni anno 245 milioni di euro risparmiati

Gli stati depressivi e le alterazioni dell’umore di tipo ansiogeno sono tra le patologie psichiche più diffuse in Italia. Si stima che il 12,1% della popolazione italiana sia depressa e una terzo di questa faccia ricorso stabile a farmaci per il tono dell’umore. Il rapporto AIFA stima che il costo di ogni paziente depresso incida per 4062€ sul sistema sanitario, con un aggravio generale per la sanità nazionale di più di 4 miliardi di euro l’anno. La diffusione del fenomeno è trasversale per tutte le fasce di popolazione. L’attività fisica costante, oltre ai benefici in termini di autostima, miglior conoscenza di sé e di autoefficacia, ha un effetto fisiologico sulla produzione di ormoni e di neurotrasmettitori, il cui effetto è considerato positivo nella sintomatologia depressiva.

Se il 12,1% della popolazione adulta italiana è depresso, significa che attualmente il SSN deve gestire 6 milioni di depressi. Come sappiamo la bici ha un effetto positivo per il trattamento della depressione e quindi, sempre immaginando di riuscire a intercettare l’1% della popolazione che soffre di tale patologia, avremmo un risparmio annuo di 245 milioni di euro.

Obesità infantile: fino a 200 milioni di euro

Il movimento dovrebbe essere parte integrante della vita dell’essere umano in età evolutiva. Infatti il movimento viene vissuto come la risposta motoria a un problema cognitivo, per cui la privazione dell’attività fisica ha ripercussioni anche sullo sviluppo psico-cognitivo del bambino. Attraverso il movimento il bambino esprime le proprie emozioni e impara a confrontarsi con i coetanei e gli adulti. 

Oggi i bambini tendono a essere molto più sedentari che negli anni ‘70 e la tendenza è che siano anche più obesi e che trascorrano molto più tempo in luoghi chiusi senza contatto con i coetanei. E’ stato visto che la riduzione del movimento, che è da considerarsi dilagante, nelle generazioni in fase evolutiva ha ripercussioni a vario livello su:

  • Sviluppo muscolo-scheletrico ;
  • Capacità di analisi e valutazione;
  • Sviluppo di capacità coordinative e di successive abilità motorie;
  • Riduzione della capacità senso-percettive e del conseguente schema corporeo;
  • Elevati indici di massa corporea e ripercussioni sulla salute da adulti;

In giovani sedentari di 14 anni è stata notata una riduzione della percentuale di matrice ossea pari fino al 36% in meno rispetto ai compagni che praticavano sport con regolarità. Dato che in tale periodo della crescita vi è lo sviluppo dell’apparato scheletrico, si pensa che questi individui saranno inclini a soffrire di osteoporosi sin dalla media età adulta.

Le ricadute a livello sociale sono altrettanto importanti: i giovani sedentari risultato essere in media più aggressivi, sviluppano un’incapacità di accettazione di critiche produttive, sono maggiormente tendenti alla violenza, alle droghe, al tabagismo e presentano livelli di autostima molto bassi. Promuovere l’attività fisica diventa quindi non solo una necessità per la salvaguardia della salute ma anche per il miglioramento del tessuto sociale futuro.

L’attuale tendenza alla sedentarietà negli individui in età evolutiva sta mostrando un’elevata incidenza del sovrappeso e dell’obesità in popolazioni in età scolare. L’Italia, secondo un rapporto europeo, è il paese con la maggior incidenza di bambini sovrappeso in Europa. Si stima che un bambino in età scolare su 3 sia sovrappeso. Questa situazione avrà una ricaduta importante sui costi sanitari del prossimo futuro, dato che numerosi studi longitudinali hanno dimostrato come un bambino obeso tenda a sviluppare da adulto della patologie molto prima del tempo, con un tempo di trattamento molto più lungo di quello che attualmente viene considerato. Ridurre l’obesità e incrementare l’attività fisica nei bambini è quindi strategico al fine di evitare un incremento dei costi sanitari nei prossimi 15-10 anni.

Dato che al momento non esistono dati certi sui costi sanitari del trattamento dell’obesità infantile, possiamo fare un’ipotesi sul lungo periodo. Dato che l’obesità è una condizione favorente per lo sviluppo di diabete mellito di tipo 2, ischemia del miocardio, ipertensione arteriosa e tumori ossei, possiamo ipotizzare le ricadute sui costi per il futuro trattamento di queste patologie.

Ipotizzando di riuscire a ridurre l’obesità infantile dell’1% nella popolazione attualmente minorenne e mantenendo tale tasso per i successivi 15 anni e un costo medio di 2000€ per il trattamento delle patologie sviluppate da questa popolazione nell’età adulta, riusciremo a evitare 100.000 nuovi ragazzi obesi all’anno. Il che si traduce in 200 milioni di euro risparmiati ogni anno.

Produttività lavorativa: 4 milioni di giorni di malattia in meno

L’attività fisica continuativa e organizzata ha delle ricadute positive non solo sulla salute delle popolazioni che la applicano ma anche sulla produttività e la competitività delle aziende nelle quali queste popolazioni operano. Gli studi applicati sulle popolazioni in attività lavorative mostrano per esempio una connessione inversa tra l’incremento dell’attività fisica e la riduzione dei numeri di giorni persi per malattia, che risultano essere uno degli ostacoli più grandi alla produttività aziendale. 

I dati INPS mostrano che in Italia, in media, ogni lavoratore del settore privato perde 11,5 giorni l’anno di lavoro per malattia.  Aumentando l’attività fisica dell’1% della popolazione in età lavorativa si riusciranno a evitare 4 milioni di giorni di malattia 

Spesa farmaceutica: risparmio incalcolabile

Se oltre alle spese sanitarie sostenute dallo Stato per il trattamento dei malati cronici, si prende in esame la spesa farmaceutica da parte del singolo cittadino o dello Stato nel caso di supporto sanitario, si nota una correlazione diretta e lineare con il livello di attività fisica. Si stima che l’incremento dell’attività fisica possa comportare un risparmio annuale per ogni cittadino italiano di circa 3800€ per la cura farmacologica di ischemie del miocardio, di 2000€ per il diabete mellito di tipo 2 e di 3700€ per il trattamento del tumore alla mammella. Soldi che vengono spesi direttamente dai cittadini malati o sostenute dallo Stato partendo dalla tassazione, quindi pagate alla fonte, che potrebbero essere impiegati in maniera differente.

E’ stato dimostrato che esiste una correlazione diretta tra l’incremento dell’attività fisica e la riduzione dell’assunzione dei farmaci da parte dei patologici, con una successiva riduzione della spesa per l’acquisto di tali farmaci.

I dati, rilevati con diversi studi longitudinali, permettono di evidenziare che l’incremento del 5% del volume di attività fisica in popolazioni speciali consente di ridurre del 3,9% il numero o la quantità di farmaci assunti da tale popolazione.

Concludendo: quanto risparmieremmo?

In soldoni, il totale fa più o meno 905 milioni di euro di spesa in meno all’anno per il servizio sanitario nazionale, senza contare le ricadute positive sul minor numero di giorni di lavoro persi per malattia e la riduzione della spesa sanitaria che risulta incalcolabile. Oltre a questo c’è da considerare le ricadute positive per l’incremento dell’umore generale e la riduzione degli inquinanti.

Cosa aspettiamo dunque a fare qualcosa?

Commenti

Nessun commento

Ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi il meglio della settimana via mail.

Iscriviti