Setup della bici da corsa per la Parigi Roubaix e il pavé
Tra i sogni di ciascun ciclista su strada c’è sicuramente quello di percorrere il tracciato della Parigi-Roubaix, una delle classiche monumento primaverili più epiche. Il tracciato infatti mescola tratti su asfalto ad altri (detti settori) in pavé, con la presenza di sampietrini in porfido. I settori totali sono 30 e sviluppano una lunghezza complessiva di 54,8 km. Il più famoso è il settore di Arenberg, che attraversa una foresta e che spesso diviene il punto dove, durante la gara, si comincia a definire la testa della corsa.
Pedalare sul pavé con la bici da corsa richiede esperienza, capacità tecniche e un adeguato setup del mezzo. Vediamo come adattare la propria bici per renderla idonea ad affrontare il pavé, sia della Parigi-Roubaix che di numerose strade bianche o gravel race che ormai hanno preso piede anche qui in Italia.
Indice
• Telaio
• Ruote
• Copertoni
• Pressione di gonfiaggio
• Freni
• Manubrio
• Nastro manubrio
• Concludendo
Telaio
Raramente si hanno a disposizione più scelte per il telaio, però se così fosse, la soluzione ottimale sarebbe usare una bici in acciaio. Lasciamo perdere le menate del peso da grammomaniaci e ragioniamo sulla sostanza: per affrontare lunghi tratti in pavé serve una bici con un telaio elastico, in grado di assorbire le vibrazioni e trasmetterne solo in minima parte al ciclista.
L’acciaio è il materiale migliore per assolvere questo compito, data l’elevata elasticità del materiale, che da sempre l’hanno reso la scelta numero uno in fatto di comfort. I telai in fibra di carbonio sono decisamente troppo rigidi e trasmettono ogni colpi alle mani e alla schiena di chi sta pedalando. Infatti i pro rider, durante la Roubaix, usano delle bici in fibra ma con geometrie diverse, più rilassate e meno nervose di quelle delle bici da corsa standard;
Ruote
Un grande upgrade che può fare la differenza sul pavé sono le ruote. Questi componenti devono assorbire i continui impatti con i sampietrini, per cui vanno scelte seguendo due criteri principali: resistenza ed elasticità. Per assolvere il primo compito è meglio scegliere ruote robuste, con almeno 24 raggi e incroci in seconda sulla ruota anteriore e in terza su quella posteriore. Le ruote da corsa standard, con raggiature in radiale a pochi raggi (anche 20) non sono pensate per resistere alle sollecitazioni del pavé.
Elasticità significa anche più flessibilità e maggior assorbimento delle vibrazioni. Le raggiature in terza e in seconda consentono di usare raggi più lunghi, che possono flettere e quindi assorbire maggiormente le asperità. I cerchi a fascia alta, molto rigidi ed aerodinamici, risulterebbero troppo rigidi sul pavé, provocando affaticamento delle mani e rendendo la bici più difficile da controllare. Meglio optare per cerchi in fibra di carbonio a fascia bassa oppure dei più classici cerchi in alluminio;
Copertoni
Se il setup corretto per il pavé fosse un’equazione algebrica, la scelta dei copertoni sarebbe l’incognita x, quella che definisce il risultato corretto. Infatti è di estrema importanza trovare le coperture giuste per affrontare il pavé. Pedalare sui sampietrini, soprattutto in condizioni umide, richiede un grip sufficiente per stare in piedi, oltre a un’elevata resistenza alle pizzicature da impatto. Il continuo scontro tra la ruota e i sampietrini infatti deforma la camera d’aria interna, che può finire sotto il cerchio e comportare una foratura.
Il grip sul pavé è dato dall’impronta a terra dello pneumatico e quindi dipende dalla sezione e dalla pressione di gonfiaggio. Per affrontare il pavé conviene optare per sezioni più generose, che aumentino l’impronta a terra. Inoltre uno pneumatico più larghi ha le spalle più inclinate una volta montato sul cerchio e questo le rende flessibili e più idonee ad assorbire le vibrazioni.
La tecnologia negli ultimi anni ha fatto molti progressi: oltre alle camere d’aria antiforatura e superleggere in nuovi materiali, i copertoni tubeless consentono una scorrevolezza maggiore anche a pressioni molto basse. Per bici un po’ più datate la soluzione migliore è optare per coperture da 25mm di larghezza, senza disdegnare il 27 o il 28 mm. Per quanto riguarda la resistenza alle forature e alle pizzicature da impatto, la soluzione migliore – se non è possibile convertire il cerchio in tubeless – è montare coperture dotate di lamina in kevlar antiforatura e di spalle rinforzate. Un’altra soluzione percorribile possono essere i tubolari (ve ne sono di specifici per la Paris-Roubaix), che proteggono maggiormente la camera d’aria interna e riducono la possibilità di pizzicare;
Pressione di gonfiaggio
Per aumentare il grip con il fondo sdrucciolevole conviene abbassare la pressione degli pneumatici, portandola a circa il 65% del normale. In questo modo il copertone potrà distendersi maggiormente e ampliare l’impronta a terra. Per un ciclista di 75 kg, la pressione più consona si aggira sui 5,5bar. Attenzione però alle pizzicature, che diventano più frequenti alle basse pressioni, poiché la camera d’aria diventa più deformabile. Sono dunque indispensabili i copertoni rinforzati e magari le camere d’aria latticizzate;
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Meccanica per Bici da Corsa e Gravel
Freni
I freni a disco sono ormai diventati lo standard anche per le bici da corsa. Ma le bici dei pro rider pensate per la Parigi-Roubaix prima dell’avvento definitivo dei freni a disco, proponevano un sistema frenante basato a cantilever. Infatti questi freni offrono risposte potenti con qualunque condizione atmosferica, poiché soffrono meno la polvere e il fango. Inoltre la frenata è molto potente e precisa, anche su fondi sdrucciolevoli. Non potendo ovviamente cambiare i freni, si deve comunque controllare che siano in regola: prima di affrontare il pavé (sia per un giro cicloturistico che per una gara) si dovranno controllare l’usura dei pattini e quella dei cavi e delle guaine e sostituirli se non più idonei. Se si ha una bici dotata di freni a disco idraulici, decisamente ottimali sul pavé, si dovrà procedere al controllo delle pastiglie e allo spurgo dell’impianto.
Alcuni pro rider usano un trucco relativo all’impianto frenate: montano una coppia di freni aggiuntiva sulla parte orizzontale del manubrio. Queste leve (le classiche leve freno da bici di città) diventano molto comode sul pavé, poiché spesso si affrontano i settori con le mani sulla parte orizzontale del manubrio per avere maggior controllo e una posizione più eretta in sella;
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Specializzazione in freni a disco per biciclette
Manubrio
Se possibile sarebbe conveniente alzare di almeno 5 mm il manubrio, inserendo un distanziale sotto allo stem, senza variare l’altezza di sella. Questo accorgimento permette di adottare una posizione in sella più eretta e meno faticosa per la schiena.
Infatti pedalare sul pavé stressa molto la muscolatura, poiché i numerosi impatti possono portare addirittura all’intorpidimento di braccia e schiena. Tenere una postura più eretta fa sì che i muscoli dorsali e lombari siano più rilassati, i muscoli del collo meno rigidi e quindi possano assorbire meglio i continui impatti e le vibrazioni;
Nastro manubrio
Pedalare sul pavé può portare all’intorpidimento delle mani, poiché gli impatti tra sanpietrini e ruote si scaricano sul manubrio e affaticano i muscoli delle mani. Per questo si deve fare in modo di rendere il manubrio più “assorbente”. Esistono vari metodi.
Si può montare un nastro manubrio in gel, più spesso e quindi più morbido da afferrare. Da evitare i nastri in cotone e cuoio, che hanno una bassissima assorbenza. Oppure si può stendere un primo nastro manubrio in gel per offrire assorbimento delle vibrazioni e un secondo strato con un nastro in microfibra, che è traspirante e consente di evacuare meglio il sudore delle mani. Una malizia è quella di annodare sul manubrio delle camere d’aria tagliate e poi coprirle con un nastro in microfibra. In questo modo si abbattono i costi e si ottiene un buon effetto ammortizzante ma si deve stare attenti a non aumentare troppo il diametro del manubrio, altrimenti diventa difficile afferrarlo e controllare il mezzo.
Concludendo
A meno di non essere dei pro rider sarà difficile avere una bici pensata esclusivamente per pedalate sul pavé ma con piccoli accorgimenti si può trasformare una “comune” bici da corsa (magari anche un po’ datata) in un mezzo adatto per affrontare sampietrini e strade bianche. Un’alternativa molto interessante è quella di percorrere il pavé con una bici da ciclocross o una gravel bike, che sono decisamente più comode e possono ospitare copertoni larghi anche più di 40 mm, massimizzando il comfort di pedalata anche sul fondo in sampietrini/pavé più sconnesso e sdrucciolevole.
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Nell’articolo non si è mai parlato di alluminio ma di acciaio. Leggere bene prima di sparare a zero è troppo complicato? Fortuna che “il signor Gatti è troppo un signore” ed ha risposto senza rimarcare la mancanza di “attenzione” per non scrivere altro!
Ma da quando l’alluminio è piu morbido del carbonio?
Sarà il contrario ….
Ciao Brio,
il carbonio è un materiale meraviglioso, poiché estremamente personalizzabile. Scegliendo la direzione delle fibre e la trama, si possono creare telai rigidi e reattivi. La reattività si ottiene rendendo molto rigido il telaio, poiché ogni movimento dei foderi posteriori equivale a una dispersione di energia di pedalata. Ciò significa che i telai in carbonio (soprattutto alto e altissimo modulo) non flettono, per trasmettere al meglio la potenza del ciclista. Questo però si traduce in un telaio che restituisce al ciclista ogni buca, ostacolo e ogni vibrazione, poiché non viene assorbita.
L’alluminio invece ha una flessione e un assorbimento maggiori, per cui risulta più morbido nello sconnesso. Ovviamente stiamo parlando di telai di alto livello. Poi ci sono le eccezioni ma solitamente un telaio in alluminio di alta qualità è più morbido di uno in carbonio alto modulo.
Buone pedalate!
Omar